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Stratediplo, 11 dicembre 2018 (trad.ossin)
 
 
Effimera effervescenza giallastra da cornuti: non ci sarà una rivoluzione gialla
 
 
Le rivoluzioni colorate sono finanziate dall’estero, a cominciare dalla rivoluzione blu che ha punito la Francia per il suo decisivo contributo militare all’emancipazione delle colonie inglesi d’America, i cui finanziamenti collettivi passavano dalle logge massoniche londinesi ai salotti parigini dove si riunivano i rivoluzionari francesi, e i cui finanziamenti individuali passavano attraverso la Compagnia delle Indie (inglese), che versava salari regolari ai suddetti rivoluzionari.
 
Un club giacobino del 1700
 
Adesso l’attuale effervescenza giallastra non beneficia di alcun sostegno o finanziamento estero, cosa che non impedisce ovviamente al governo francese, peraltro contributore delle agenzie europee di destabilizzazione della Russia come la East Stratcom Task Force, di accusarne il governo russo, e di avviare anche una pseudo inchiesta giudiziaria per, se non screditare il movimento dei Gilet gialli, almeno trarre profitto da una nuova occasione di molestie premilitari contro la Russia.
 
E ovviamente le rivoluzioni vincenti sono quelle fatte da rivoluzionari, siano essi agitatori sinceri o attivisti pagati dall’estero. Ci sono però ben pochi rivoluzionari nei ranghi gialli. Nessuno sta lì per distruggere lo Stato o rovesciare il regime, e si sono visti diversi gialli correre in soccorso di gendarmi repubblicani, presi in disparte da « casseur » che si erano infiltrati nelle manifestazioni e da elementi incontrollati, almeno dai manifestanti.
 
Oggi come ieri, la gente semplice ce l’ha solo con Cancras, Carbalas e Urssaf, questi arraffa-tutto di uno Stato-vampiro (1) al servizio dei grandi magna magna del regime. La loro ispirazione è quella della glasnost o trasparenza dell’apparato, ma anche di una migliore efficacia dello Stato ricollocato al servizio della Francia. Una simile aspirazione è piuttosto contro-rivoluzionaria.
 
Il popolino che sfoggia oggi il colore dei papaveri cornuti non ha né capi, né ambizioni politiche, e se qualcuno dei suoi militanti approdasse in Parlamento come nel 1956 (2), stenterebbe a convincere i suoi elettori di un giorno che i lussuosi privilegi della Camera di registrazione delle direttive uniopee non li abbiano allontanati dalla realtà della gente semplice. Lo sciopero delle tasse non si concilia con l’approvazione del bilancio, e il poujadismo è morto quando si è seduto sui banchi sui quali il suo iniziatore non ha mai tentato di accedere.
 
Tuttavia le lagnanze popolari sono più giustificate che mai. Per esempio, la presunzione di evasione fiscale fu all’origine dell’orgia di controlli fiscali distruttiva, scatenata nel 1952 contro il piccolo commercio e l’artigianato, per provocare le decine di migliaia di fallimenti necessari o utili all’espansione della grande distribuzione capitalista. Nonostante le proteste del paese che produce, questa presunzione di colpevolezza venne ufficializzata dalla legge 59-1472 che istituiva, con l’imposta sui redditi delle persone fisiche, l’abbattimento del 20% per l’impossibilità di evadere, privilegio riservato ai lavoratori dipendenti, che stabiliva di fatto che qualunque persona il cui reddito non sia dichiarato da una terza persona mente, e costituiva un incitamento alla disonestà, attraverso la penalizzazione del lavoratore indipendente onesto. Questa legge del 1959, spingendo gli ex commercianti costretti al fallimento a impiegarsi come salariati nella grande distribuzione, e gli artigiani a farsi assumere dall’industria, mise solennemente l’ultimo chiodo nel cerchio della rivolta contro l’oppressione fiscale, e dimostrò - se ce ne fosse stato bisogno - che il nuovo regime nato dal colpo di Stato del 13 maggio 1958 non aveva alcuna intenzione di proteggere i Francesi più di quanto avesse fatto la precedente repubblica, detta quarta.
 
La retata d’altronde, giovedì 8 dicembre 2018, di migliaia di conducenti responsabili di avere rispettato l’obbligo (istituito nel 2008) di tenere un gilet ad alta visibilità nell’auto, e il loro fermo immediato per sospetta simpatia verso le manifestazioni gialle, conferma che la presunzione di colpevolezza del popolino è ancora in vigore. Poiché gli intenti della Quinta (Repubblica) non sono cambiati dal 26 marzo 1962, il governo, per la voce di diversi ministri, ha minacciato violenze e morti, ha cercato di dissuadere la gente dallo scendere in piazza e, soprattutto, di andare a Parigi, e ha selezionato con cura famiglie comuni e passanti qualsiasi, perché assaggiassero le violenze poliziesche (lanci di lacrimogeni, pestaggi, amputazioni) e le umiliazioni giudiziarie, in modo che ognuno potesse identificarsi con le possibili vittime della repressione e si tappasse in casa la volta successiva. D’altronde, quanto all’autentica appartenenza degli autori di queste violenze ai servizi pubblici dei quali portano la discreta fascia di riconoscimento (e a volte perfino l’uniforme), solo il regime che ha assunto Benalla (3) sarebbe in grado di confermarla o meno, come anche l’appartenenza dei « casseur » infiltrati al profilo fisico, sociale e comportamentale così diverso dei manifestanti che hanno il compito di screditare.
 
Le rivendicazioni di carattere materiale possono mobilitare grandi folle, ma non sono durature, costando disagi fisici e perdita di reddito. Sarebbe diverso se i grandi oratori o i leader li sostenessero, li dotassero di una grande ideologia o più semplicemente di obiettivi concreti, e li guidassero verso azioni di cambiamento politico reale. Fino ad oggi non è stato così, molti si lamentano del prezzo del carburante alla pompa, ma sono tutti soddisfatti che ci sia carburante a volontà alla stazione di servizio dietro l’angolo, pagabile in banconote o a credito. La fronda del sabato si calmerà probabilmente il 22, inizio delle vacanze di Natale, e si spegnerà il 29, vigilia del veglione.
 
Ci vorranno davvero molta più sofferenza e morti perché i popoli di Francia scendano davvero in piazza per altra cosa che non per fare seflie o autoritratti a braccia tese, come un bersaglio fosforescente davanti alle telecamere. Ci vorranno allora molti poliziotti coi caschi, agenti dei servizi incappucciati per tentare di calmarli. Ma dopo qualche grande arteria di Isly, l’azione tornerà alla gente semplice.
 
 
Note:
 
(1) Riferimento al testo della canzone Rap-tout del gruppo Les Inconnus
(2) Riferimento al “Poujadismo”, dal nome di Pierre Poujade, un movimento politico e sindacale francese sviluppatosi nel 1953 nel dipartimento del Lot. Esso lottava per difendere commercianti e artigiani dall'inefficacia della politica parlamentare della Quarta Repubblica.
(3) Il caso Benalla è una grave vicenda politico-giudiziaria che ha investito il presidente della repubblica francese Emmanuel Macron, dopo le violenze del primo maggio 2018, durante le manifestazioni di piazza per la festa del lavoro. Deve il suo nome ad Alexandre Benalla, collaboratore responsabile della sicurezza all'Eliseo, che è stato incriminato per avere illecitamente fermato dei manifestanti aggredendoli, e per avere usurpato simboli e funzioni della Gendarmeria.