Medias24, 19 ottobre 2015 (trad. ossin)
 
 
Le definizioni da conoscere per potere parlare in modo obiettivo e equilibrato del “conflitto” israelo-palestinese
Il doppio significato di (certe) parole
Majed Bamya e Samir El Ouardighi
 
 
Stanco di dover commentare la triste attualità sanguinosa del conflitto israelo-palestinese, Majed Bamya, un alto diplomatico del ministero palestinese degli affari esteri, ha autorizzato Maedias24 a pubblicare in anteprima un post edificante pubblicato oggi sulla sua pagina Facebook
 
 
Raggiunto per telefono a Ramallah da Medias24, Majed Bamya non ha voluto dilungarsi sul recente incremento filmato di esecuzioni extragiudiziarie di giovani palestinesi da parte di coloni o soldati israeliani (vedi il video)
 
 
Nel video che precede, si vede un gruppo di soldati tentare di truccare, sabato 17 ottobre, una esecuzione extragiudiziaria di un giovane palestinese assassinato da un colono presente sul posto. Un ufficiale israeliano fa scivolare sotto la testa della vittima un coltello per far credere a un atto di legittima difesa.
 
“Non mi chiedete di commentare gli ultimi sanguinosi avvenimenti in Palestina perché l’ho fatto già troppe volte negli ultimi giorni. Faremo un comunicato, dopo l’apertura della nuova sequenza della nostra azione internazionale (riunione ministeriale prevista a New York per il 22 ottobre)”.
 
Il diplomatico ci ha invitato a pubblicare il suo dizionario pratico delle parole usate con più frequenza per trattare la piega attuale del conflitto israelo-palestinese.
 
Leggermente corretto nella forma prima della pubblicazione, il suo dizionario improvvisato permette di capire meglio i messaggi dei media sugli avvenimenti di questa regione e consente allo stesso tempo di meglio individuare le manipolazioni semantiche in modo empirico.
 
Infine, le sue definizioni, feroci e spiritose, sono una dimostrazione schiacciante del modo manipolatorio con cui taluni media occidentali “coprono” il conflitto, attraverso l’uso di termini dal significato menzognero.
 
Ecco il dizionario di Mayed Bamya:
 
Escalation è una espressione usata dal governo israeliano e da alcuni media, non appena venga ucciso un israeliano. Il problema è che ci vogliono diverse centinaia di morti palestinesi perché si parli di un inizio di escalation della violenza da parte israeliana. 
 
La parola Civile non si applica mai a un Palestinese, nemmeno se è un bambino. Per contro viene usata senza remore quando si tratti di coloni armati, di riservisti dell’esercito israeliano ed è seriamente auspicata l’estensione del suo uso ai soldati di occupazione in servizio.
 
La Sicurezza è un diritto riservato esclusivamente agli Israeliani, che permette di giustificare tutto: bombardamenti ciechi, massacri, costruzione di un muro in pieno territorio palestinese, arresti arbitrari in massa, incursioni, esecuzioni extragiudiziarie, demolizione di case, e punizioni collettive come l’assedio imposto a 1,8 milioni di Palestinesi a Gaza.
 
L’espressione Ripresa delle violenze permette di affasciare insieme il colonizzatore e il popolo occupato, negando le cause per occuparsi solo degli effetti. Ciò permette soprattutto di mandare esente la potenza occupante per la responsabilità che le incombe per l’avvio del ciclo di detta violenza.
 
Un Territorio palestinese occupato è il luogo dove tutto o quasi avviene, ma di cui si parla assai poco. Se si deve parlare di un colono istallato illegalmente nel territorio palestinese occupato, sarà meglio limitarsi a dire che è un Civile, senza la minima precisazione geografica.
 
L’Occupazione, eh! Che cosa sarà mai? E’ un’espressione troppo complessa che è meglio evitare per non creare ancora più confusione negli animi della gente per bene. E’ preferibile accontentarsi di parlare di parti, cioè i Palestinesi e gli Israeliani. Come pure le parole “oppressione” e “negazione dei diritti” si applicano a tutti gli altri luoghi del mondo, salvo che al Medio Oriente.
 
La Resistenza (all’occupante beninteso) sembra essere vietata, sotto ogni forma, dal diritto internazionale solo al popolo palestinese. Per contro, essa è pienamente autorizzata per tutti gli altri popoli del mondo. I Palestinesi godono di un trattamento di favore essendo loro riconosciuto come unico diritto la possibilità di ricorrere al negoziato.
 
I Negoziati sono un processo di dialogo nel corso del quale Israele spiega ai Palestinesi, armi alla mano, tutte le ragioni per le quali essa non può porre fine alla colonizzazione. Denunciando l’intransigenza palestinese, la potenza occupante rifiuta, allo stesso tempo, la possibilità di una fine dell’occupazione, il ritorno dei rifugiati e un controllo palestinese sulle frontiere, o di discutere della sorte finale della città di Gerusalemme.
 
Il BDS (Boicottaggio, disinvestimento, sanzioni) : una campagna che ha molto contribuito alla fine dell’apartheid viene considerata solo come una eroica campagna contro l’apartheid in Africa del Sud. Per contro quando la stessa campagna ha per obiettivo l’apartheid israeliana, essa viene chiaramente assimilata all’antisemitismo.
 
La Pace vuol dire che i Palestinesi devono restare tranquilli mentre continua l’occupazione e i loro diritti sono quotidianamente violati e le loro terre rubate. Qualsiasi loro ribellione minaccia infatti gli sforzi di pace, mentre l’occupazione e la colonizzazione sono, dal canto loro, assolutamente compatibili con gli sforzi di pace
 
Majed Bamya conclude che, a causa di tutte le manipolazioni semantiche sopra citate, una “copertura” mediatica obiettiva per i Palestinesi è come giocare la lotto, con una speranza su un milione di vincere.
 

 

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