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Il carattere razzista della schiavitù maura

 

Bisogna premettere che ogni forma di schiavitù ha un carattere sociale. Infatti la schiavitù è un fatto degli uomini, qualcosa creato dagli uomini per soddisfare i loro bisogni. E l’uomo vive in società, è un essere sociale (Aristotele)

Di conseguenza le prime forme di schiavitù hanno avuto nello stesso tempo carattere sociale e locale e gli schiavi provenivano dal medesimo gruppo sociale dei padroni: gli arabi asservivano altri arabi, così i greci, i francesi etc.

A causa della tratta sahariana, la schiavitù maura in Mauritania ha un carattere, allo stesso tempo, sociale e razzista. Sociale per le ragioni già dette.

1. Razzista perché gli schiavi mauri sono tutti neri. Tra loro ci sono anche dei meticci, nati dalle relazioni tra padroni mauri e donne schiave. Meticci che restano schiavi
2. Gli Haratine (affrancati dalla schiavitù maura) non acquistano una libertà che li ponga allo stesso livello di status degli uomini liberi. Infatti gli Haratine sono inquadrati in uno status clientelare (rito malekita). Le regole del rito malekita li collocano in una posizione intermedia, dove sono liberi in teoria, ma sfruttati in via indiretta. Continuano infatti a lavorare per il loro ex padroni, sono privati del diritto di testimoniare, possono essere privati dei loro beni acquistati dopo la liberazione, non possono diventare Imam, anche se sono istruiti. Il rapporto di clientelismo si eredita di padre in figlio, proprio come l’eredità di schiavo. E tuttavia il Corano, che pure riconosce la schiavitù, invita però i Mussulmani ad affrancare gli schiavi. L’affrancamento comporta poi  l’acquisizione di una libertà simile a quella dell’ex padrone. Il Corano non consente alcun rapporto di subordinazione dopo l’affrancamento.

Questa violazione dei precetti religiosi prova, se ancora ce ne fosse bisogno, il carattere razzista della schiavitù maura. A causa del loro status originario di schiavo e del colore della loro pelle, anche se affrancati, gli Haratine sono mantenuti in una posizione mediana che non permette loro di essere uguali agli uomini liberi (mauri).

3. La comunità nera della Mauritania (non asservita dai Mauri) è ugualmente vittima del razzismo. Basti ricordare gli avvenimenti del 1966, 1979, 1989 e successivi, quando i Negro-Mauritani sono stati deportati, uccisi etc. Questo razzismo praticato in danno di una comunità che non è toccata dalla schiavitù, ma nera di pelle, mostra non solo l’esistenza del razzismo contro i neri in Mauritania, ma anche il carattere razzista della schiavitù perché tutti i neri (Haratine e Negro-Mauritani) sono colpiti sia da razzismo che dalla schiavitù e dal razzismo. La coerenza ideologica vuole che gli Abid (schiavi) e gli Haratine (affrancati) appartengano ad una razza (nera) inferiore rispetto all’etnia araba e a quella berbera. Copsì gli Abid o gli Haratine che fossero tentati dalla libertà non vedrebbero nella razza nera un esempio di dignità superiore o almeno uguale a quella Maura o degli ex padroni.


Il carattere razzista della schiavitù Maura è oggi negata da El Hor (Organizzazione per la liberazione e l’emancipazione degli Haratine) e da SOS Esclaves. Ecco quello che ha detto Boubacar ould Messaoud, presidente di SOS Enclave:

“Col pretesto che gli schiavi nella società araba sono di pelle nera, si vorrebbe così appropriarsi della loro causa, confondendola con altre situazioni. Ora, la schiavitù in Mauritania non è e non sarà un problema razziale. Le questioni che pone sono di ordine sociale e tali devono restare (rapporto SOS-Esclaves, aprile 1997: venti domande relative alla schiavitù).

Questa negazione del carattere razzista della schiavitù maura costituisce una concessione politica importante nei confronti della comunità maura e dello Stato mauritano. Essa assolve la comunità maura nel senso che pone la comunità nera sullo stesso piano in materia di schiavitù: la schiavitù esiste in entrambe le comunità, dunque ha carattere sociale e non razzista. In tal senso, i Mauri continuano ad affermare che la schiavitù da loro praticata ha caratteri simili a quella ancestrale ed attuale della comunità nero-africana. Dal momento che le due forme di schiavitù sono identiche, nessuna comunità è legittimata a denunciare l’altra. Ne va della propria credibilità.

Nei confronti dello Stato, la concessione di El Hor e di SOS-Esclaves deresponsabilizza il governo. Sottolinearne l’aspetto sociale e non razzista, consente alle autorità politiche di gestire con relativa tranquillità la questione della schiavitù. I soli a perderci sono gli Haratine che non hanno neanche ottenuto fino ad oggi una reale abolizione della schiavitù.

Il problema si pone quando la realtà quotidiana viene a contraddire le affermazioni e le concessioni di carattere politico. Giudicate voi stessi questa seconda dichiarazione di Boubacar ould Messaoud del novembre 2005. “Il caso di Khadama ci insegna tutta l’ampiezza di questa continuità: quando pure ci si trovi al cospetto di un flagrante delitto di schiavitù, di numerosi testimoni, di prove forti e attuali, la legge si arresta di botto quando la sua applicazione porta danno agli interessi delle élites arabo-berbere. Non insisteremo mai abbastanza sulla dimensione etno-sociale dell’impunità e dell’occultamento della schiavitù”.

Questa citazione mostra, se ce ne fosse bisogno, il carattere razzista della schiavitù maura. E sottolinea la contraddizione esistente tra le due dichiarazioni di Boubacar ould Messaoud, quella del 1997 e quella del 2005. Per rispetto della logica, Boubacar ould Messaoud deve essere coerente con il senso delle sue dichiarazioni del 2005, quando riconosce il carattere razziale della schiavitù maura e quindi correggere la sua precedente posizione.

Lo Stato Mauritano e il gruppo di potere mauro usano il razzismo per conservare e rendere perenne la loro dominazione etnica.

A.H.M.E. (Association des Haratines de Mauritanie en Europe) denuncia la concessione politica fatta da El Hor e SOS-Esclaves sul carattere razziale della schiavitù maura.
Prima di tutto questa concessione costituisce una falsità. Inoltre indebolisce la lotta degli Haratine contro la schiavitù e il razzismo e rinforza e libera dai complessi gli schiavisti. Infine attenua le pressioni politiche sullo Stato, che ha due preoccupazioni principali: la conservazione del sistema schiavista e la divisione della comunità haratine e quella negro-mauritana. Così finché questa separazione perdurerà, si manterrà il sistema di separazione maura.