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Le Grand Soir, 6 novembre 2012 (trad. Ossin)



Il Qatar dietro l’attentato contro il presidente mauritano

Secondo fonti mauritane e algerine, il tentativo di assassinio del presidente dello Stato mauritano avrebbe avuto come mandante l’emiro del Qatar, Hamad Ben Khalifa al-Thani


Attualmente ricoverato all’ospedale militare Percy a Clamart, il presidente mauritano, Mohamed Ould Abdelaziz, è fuori pericolo. E’ stato ferito da colpi d’arma da fuoco sabato scorso da un elemento della guardia presidenziale. Almeno questo è quanto ha affermato il corrispondente di Al-Jazeera sabato 13 ottobre, solo 30 minuti dopo l’attentato! Si era anche parlato di una pattuglia militare che avrebbe attaccato il corteo presidenziale a Tweila, una località a 40 km da Nouakchott. E si era detto anche, secondo un responsabile della Sicurezza mauritano (AFP, 13 ottobre), che era stato un automobilista a sparare  contro il presidente. Infine, ultima versione ufficiale del governo mauritano, per la voce del ministro della comunicazione, Hamdi Ould Mahjoub, si sarebbe trattato di “un colpo sparato per errore dall’esercito, l’unità militare non sapeva che si trattava del corteo presidenziale!”
Queste informazioni sono davvero troppo contradditorie per non sollecitare una indagine approfondita.

Ex generale, Mohamed Ould Abdelaziz (55 anni) è giunto al potere con un colpo di stato nel 2008, motivato dal lassismo del suo predecessore nei confronti dell’attività dell’Aqmi (Al-Qaida nel Maghreb islamico). Nel 2009 è stato democraticamente eletto presidente della Mauritania. In seguito ha condotto una guerra senza tregua contro il terrorismo islamista, soprattutto contro l’Aqmi che, dopo la “primavera araba” e la caduta di Gheddafi, ha guadagnato delle posizioni strategiche che hanno fatto di questa organizzazione affiliata ad Al-Qaida la più forte organizzazione terrorista del mondo. Tra il 2010 e il 2011, l’esercito mauritano ha condotto diverse operazioni nel nord del Mali, una vasta regione caduta da sette mesi sotto il controllo dei jihadisti di Al-Qaida e di altri gruppuscoli islamisti, tra cui il Movimento per l’Unicità e la Jihad in Africa dell’ovest (Mujao). Attualmente è una regione autonoma, dove si pratica impietosamente la sharia e dove si trovano detenuti i nove Europei sequestrati, tra cui sei Francesi.

E’ già questa una buona ragione per tentare di eliminare il presidente mauritano che gli islamisti, ivi compreso Jemil Ould Mansour, capo del partito islamista mauritano Tawassoul, accusano di essere uno “strumento” dei Francesi. Già da qualche mese, d’altronde, l’Aqmi ha pubblicamente minacciato di morte il presidente mauritano. Ma non è questa l’unica ragione. E’ stato il nostro collega Zine Cherfaoui del quotidiano Al-Watan (16 ottobre) che ha posto la vera domanda: “Attualmente, esclusi Aqmi e il Mujao, chi altri può avere interesse a liquidare fisicamente Ould Abdelaziz, ben sapendo che, nell’attuale contesto regionale, un simile atto avrebbe avuto come effetto immediato di accentuare la crisi politica mauritana e, certamente anche, di destabilizzare tutta la regione? Obiettivamente può trattarsi di chiunque, ma non di un agente regionale. Un simile colpo gobbo non può venire se non da qualcuno che abbia la certezza di non essere danneggiato da una situazione di caos nel Sahel”. Secondo noi, questo agente non regionale è il Qatar. Ecco perché.

Tutti i servizi di intelligence sanno che, con la sua televisione Al-Jazeera e con la sua diplomazia segreta, il Qatar gioca un ruolo preponderante nel sostegno finanziario, mediatico e logistico dei diversi movimenti islamisti in Africa del Nord, in Africa dell’ovest, in Asia e in Estremo Oriente.

Hamad Ben Khalifa al-Thani e il suo primo ministro Hamad Bin Jassim al-Thani, sono già riusciti a piazzare Ennahda al potere in Tunisia, i Fratelli Mussulmani in Egitto e gli islamisti offshore libici a Tripoli. Al Marocco è riservato un trattamento di favore con una “primavera araba” soft e adesso non resta più che l’Algeria da far cadere per realizzare un asse strategico Rabat-Algeri-Tunisi-Tripoli-Il Cairo e Damasco, il cui regime resiste ancora alla guerra che gli hanno scatenato il Qatar e l’Arabia Saudita. E’ dunque in primo luogo l’Algeria ad essere al momento nel mirino.

L’essenziale non è però questo. Vi è stato un avvenimento importante che la stampa internazionale ha passato sotto silenzio ma che non è sfuggita alla sagacia dei media mauritani e algerini. Si tratta della visita dell’emiro del Qatar a Nouakchott, il 9 gennaio scorso, che è degenerato in incidente diplomatico. Secondo la stampa mauritana e algerina, il presidente Mohamed Ould Abdelaziz non ha riaccompagnato il suo illustre ospite all’aeroporto ed ha anche vietato ai suoi ministri di farlo. La ragione: l’insolenza e l’ingerenza dell’emiro beduino nelle vicende mauritane. Secondo l’agenzia ufficiale della stampa mauritana, l’incidente è avvenuto durante il colloquio tra il presidente mauritano e l’emiro del Qatar, quando quest’ultimo ha chiesto al suo ospite di “procedere a riforme democratiche e di negoziare con gli islamisti per evitare che nel suo paese si realizzi uno scenario simile a quello della Tunisia, Libia o Siria”. Sempre secondo questa agenzia, “i due capi di stato hanno cominciato a litigare” perché il presidente mauritano ha “fatto sapere all’emiro che l’ingerenza negli affari interni nella Mauritania è una linea rossa da non superare. E ha aggiunto ancora che era stato proprio l’emiro all’origine, attraverso Al Jazeera, delle rivolte che hanno fatto vacillare i paesi arabi”.

La sera stessa, la televisione “indipendente” Al-Jazeera si è lanciata in una violenta critica del regime di Nouakchott, dando la parola agli oppositori islamisti mauritani. Secondo il giornale mauritano Al-Siraj, “fonti di polizia arabe hanno messo in guardia il presidente mauritano sul ruolo del Qatar nel tentativo di provocare un cambiamento nel paese, aggiungendo che egli starebbe preparando il terreno per trascinare la Mauritania nel circolo vizioso dei complotti…”. Quanto a Moncef Redha, del giornale algerino La Nouvelle République (10 gennaio 2012), egli ha riassunto l’incidente in un titolo del suo articolo “E’ stato consegnato all’emiro del Qatar un ‘vattene’ indiretto”.

Questa è la causa profonda del tentativo di assassinio del presidente mauritano. Quindi la domanda che si impone è la seguente: fino a quando la Francia resterà sorda di fronte all’attivismo islamo-terrorista del Qatar in alcuni paesi arabi e africani storicamente e tradizionalmente legati al paese di De Gaulle?