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Le Journal Hebdomadaire, 10-16 gennaio 2009

L’Università Cadi Ayad di Marrakech fa parlare ancora di sé. Uno studente è stato picchiato a morte dalla polizia durante una manifestazione per la Palestina. Le autorità fanno di tutto per insabbiare la vicenda. Cronaca.

Il Martire della Facoltà


di Aziz El Yaakoubi

“Yiwi iquor gh lfrigo, Yiwi iquor gh lfrigo…” (Mio figlio è congelato), la madre di Abderrezak Kadiri ripeteva questa frase quasi meccanicamente il giorno in cui ha visto le spoglie di suo figlio all’obitorio di Marrakech.  Suo figlio era uno studente dell’Università Cadi Ayad, pestato selvaggiamente a morte dalla forze di polizia, domenica 28 dicembre. La famiglia della vittima, che abita a Sidi Abdellah Gheyat, una borgata a una trentina di chilometri da Marrakech, è stata informata solo una decina di giorni dopo. “Abbiamo depositato una istanza perché sia fatta luce sulla vicenda e perché i responsabili siano giudicati”, dice Mustapha Errachidi, avvocato del foro di Marrakech. La famiglia della vittima, gli studenti e le ONG denunciano il “silenzio ostinato” dei responsabili. “La Procura dice di avere aperto un’inchiesta ma fino a questo momento niente di concreto è stato fatto”, ribadisce Omar Arbib, membro della sezione di Marrakech dell’Associazione marocchina per i diritti dell’uomo (AMDH). “Ci sono molte persone pronte a testimoniare, ma in mancanza della perizia del medico legale siamo nell’impossibilità di presentare una denuncia formale”, spiega Maitre Errachidi.
Contattato da Le Journal Hebdomadaire, il medico responsabile dell’obitorio di Marrakech ha dichiarato di aver svolto il suo lavoro in “totale indipendenza” e che la sua perizia è stata trasmessa al Procuratore del re lunedì 29 dicembre 2008, vale a dire 24 ore dopo che hanno ricevuto il cadavere. “Solo la Procura può divulgare il contenuto della mia perizia, la legge è chiarissima in proposito” aggiunge. Le spoglie di Abderrezzak Kadiri sono state finalmente consegnate alla famiglia martedì 6 gennaio senza nessuna spiegazione e sono state interrate lo stesso giorno nel suo villaggio di origine. “In un primo tempo non si poneva proprio la questione di seppellirlo prima che le cause della morte fossero chiarite, ma la famiglia non ha saputo resistere alle forti pressioni che le sono venute dalla polizia”, spiega Omar Arbib. Contattata da Le Journal Hebdomadaire, la famiglia non ha voluto rilasciare dichiarazioni. “Quello che è stato è stato, è la volontà di Dio”, risponde uno della famiglia, prima di abbassare il telefono.


Arresto mortale
Era con un gruppo di 14 studenti Abderrezzak Kadiri, quando è stato arrestato in un vicolo a Daoudiyat (quartiere limitrofo alla cittadella universitaria), la sera di domenica 28 dicembre da un gruppo di poliziotti. “Quasi una trentina di agenti”, precisa un amico della vittima, presente ai fatti. “Abderrezzak ha ricevuto parecchi colpi alla testa, alla nuca e al petto”, aggiunge. Gli altri studenti picchiati hanno potuto alzarsi e scappare, invece la vittima e Taoufiq Chouini, fratello di due altri studenti arrestati il 14 maggio 2008 insieme a Zohra Boudkour, non ci sono riusciti per le ferite riportate. Abderrezzak Kadiri è morto la domenica successiva all’ospedale Ibn Toufail e Taoufiq Chouini è stato trasportato alla prigione di Marrakech.
Tutto è cominciato sabato 27 dicembre 2008. Gli studenti “basistes” di Annahj Addimocrati (corrente maoista) decidono di uscire dalla cittadella universitaria per fare una manifestazione contro l’aggressione israeliana alla striscia di Gaza. La manifestazione viene repressa con violenza (tra le 11 e mezzogiorno nella mattinata), ma gli studenti si organizzano ancora e ancora manifestano”. E’ così che ci scoppiano scontri tra studenti e forze dell’ordine. “Gli studenti avevano preparato delle bottiglie molotov” dice uno di Annahj, “quando la manifestazione è stata repressa, gli studenti sono tornati alla carica”.
Durante gli avvenimenti di martedì sono stati arrestati sette studenti, tra cui Meriem Bahmou, unico testimone del processo contro gli undici arrestati del 14 maggio scorso. A fine giornata la polizia libera tutti ad eccezione di Meriem Bahammou ed un altro studente. Il giorno dopo gli studenti organizzano un’altra manifestazione per chiedere la liberazione degli arrestati del sabato. “E questo spiega la presenza di Taoufiq Chouini (che non è studente), venuto a manifestare contro l’arresto di Meriem Bahammou, unico testimone nel processo contro i suoi due fratelli”, spiega il membro di Annahj.
Anche in questa occasione la polizia interviene brutalmente, uno studente dice: “Le forze dell’ordine hanno circondato tutte le strade dei quartieri che costeggiano le facoltà di lettere e giurisprudenza”.
Dopo i violenti interventi delle forze dell’ordine, in serata gli studenti si sono divisi in piccoli gruppi. Alle 19, Abderrezzak Kadiri e Taoufiq Chouini sono stati arrestati insieme ad una decina di studenti. Dopo di ché nessuno ha più avuto notizie di lui e del suo compagno. L’amico racconta: “Abbiamo contattato la famiglia per sapere se per caso aveva lasciato la città, e fatto il giro degli ospedali, compreso Ibn Toufail, senza riuscire ad avere notizie”. Ad ogni tentativo la medesima risposta: “Non abbiamo nessuno con questo nome”. Solo i responsabili dell’AMDH sono riusciti, giovedì 8 gennaio 2008, ad avere notizie dai servizi di polizia. Abderrezzak Kadiri è morto in seguito alle ferite riportate. Taoufiq Chouini è stato pestato, torturato, poi imprigionato al carcere civile di Boulemharez.
Dopo si sono susseguiti i sit-in per chiedere giustizia, soprattutto perché i responsabili sono stati riconosciuti ed identificati dai testimoni, i compagni di strada di quello che oramai è il “martire della causa palestinese” in Marocco.





Processi, uno dopo l’altro
Gli 11 studenti arrestati per i fatti del 13 e 14 maggio 2008 hanno dovuto attendere fino a giovedì scorso (8 gennaio 2009), vale a dire 8 mesi dopo l’arresto, perché il processo finalmente cominciasse. Senza sorprese il processo è stato rinviato al 27 febbraio 2009. Gli studenti arrestati sono entrati nella sala di udienza scandendo slogan, i giudici non hanno apprezzato ed hanno annullato l’udienza. “Non hanno nemmeno annotato i nomi degli avvocati”, spiega Mustapha Errachidi, avvocato del foro di Marrakech.
Zohra Boudkour, i fratelli Chouini e gli altri sono rientrati quindi nelle loro celle della prigione di Boulemeharez a Marrakech. Sit-in sono stati organizzati giovedì scorso davanti al tribunale d alla prigione dal Comitato di sostegno agli 11 studenti detenuti. Il 7 gennaio un altro processo quello di Taoufiq Chouini, Meriem ed un altro studente, è stato rinviato al 9 gennaio a richiesta della difesa. Gli avvocati hanno chiesto in fatti un po’ più di tempo per studiare il dossier e preparare le arringhe.