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Afrique Asie, luglio 2010

La pista sahelo-sahariana
di Luigi Elongui

Mali. Zona infestata da ribelli e da traffici di ogni specie, le vaste distese del deserto maliano sono diventate un punto di passaggio privilegiato per i cartelli sud-americani

Nel quartiere aeroportuale di Bamako, ottanta chili di cocaina per un valore di 2 miliardi e mezzo di Franchi Cfa sono state distrutte durante la Giornata mondiale di lotta contro gli stupefacenti, a fine giugno 2009. Qualche giorno dopo, la capitale del Mali avrebbe ospitato un seminario regionale su questo tema, alla presenza di esperti e osservatori di tredici paesi della sotto-regione, oltre che delle delegazioni della Comunità economica dell'Africa dell'ovest (Cedeao) e dell'Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e la criminalità (ONUDC). Infatti, nonostante la riduzione registrata nel 2007 e nel 2008 del numero di sequestri di cocaina provenienti dalla sotto-regione con destinazione Europa, il paese del presidente Amadou Toumani Touré è, dal 2004, uno dei crocevia del mercato internazionale degli stupefacenti. Le vaste distese desertiche del nord-ovest, soprattutto, sono il punto di passaggio privilegiato per i baroni sudamericano del traffico.
Inizio novembre 2009, il relitto carbonizzato  di un Boeing 727 viene ritrovato sulla strada che porta da Gao a Kidal, nell'estremo nord-est del paese, in pieno deserto del Sahara. Paesaggio lunare di oasi e di dune, vicino ai confini con l'Algeria e il Niger, questa zona ormai considerata altamente insicura è attraversata da ribelli tuareg, da bande armate del ramo maghrebino di Al Qaida (Al Qaida au Maghreb islamique), da milizie comunitarie e da briganti. Si è accertato in seguito che questo aereo era decollato in Venezuela e atterratto su quella pista naturale probabilmente in situazione di emergenza a causa di una avaria. Appena atterrato, sono state scaricate le decine di tonnellate di cocaina che trasportava, successivamente inviate in Niger. Non più in grado di prendere quota per motivi tecnici, l'aereo è stato incendiato dai narcotrafficanti, che non volevano lasciare tracce della loro presenza.
Le reazioni sul continente e nella comunità internazionale sono state immediate. Considerata come la "più grande minaccia per la stabilità regionale" durante una riunione di senatori USA organizzata una settimana dopo i fatti dalla sotto-commissione degli Affari esteri per l'Africa, questa "onda invisibile" è stata anche oggetto di una comunicazione diretta al Consiglio di sicurezza dal direttore dell'ONUDC, Antonio Maria Costa. "Le droghe non arricchiscono solo il crimine organizzato. I terroristi e le forze antigovernative attingono risorse dal traffico di droga per finanziare le operazioni" nel Sahel, ha dichiarato. Poco prima della fine di dicembre 2009, agenti della US Drug Enforcement Administration (DEA) hanno interrogato ad Accra (Ghana) tre Maliani sospettati di essere coinvolti in questa vicenda e li hanno inviati negli Stati Uniti per essere procesati davanti alla Giustizia USA.


Repressione europea
Situata al crocevia di due flussi - l'eroina a est e la cocaina a ovest - il Sahara Maliano sta per diventare il nuovo Eldorado dei narcotrafficanti. Se le reti hanno oramai scelto il Mali per fare transitare la loro merce, commercializzarla e confondere le piste degli investigatori, le ragioni di questo fatto si situano oltre i confini  di questoi paese. La strada del Sahara è diventata importante dopo il 2004, quando la politica di prevenzione e repressione portata avanti dall'Unione europea è riuscita a rendere impraticabile la rotta dei Caraibi, il cui terminal europeo era costituito dai Paesi Bassi. Nel corso del tempo, si è constatato che i sequestri in Olanda sono diminuiti e in Africa dell'ovest aumentati. Da zona di passaggio, il Mali si trasforma in zona di scambio. Lo spettro dnnoso della droga si aggira sulle zone settentrionali del Mali. Chi potrà scacciarlo? 


 



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