Libia-ONU, il fallimento 
Djerrad Amar


Durante tutta questa guerra contro soprattutto la Libia, ma anche la Siria, le televisioni/strumento della NATO fanno solo disinformazione, manipolando le immagini, inventando dei fatti, creando degli avvenimenti, secondo il copione che è stato loro ordinato. Queste televisioni sono diventate un elemento di primaria importanza per disinformare, creare diversivi, suscitare conflitti e divisioni, creare disordine per facilitare la penetrazione, la dominazione o, più schiettamente, la colonizzazione. Sono delle mostruose macchine di propaganda e di azione psicologica al servizio dell’alleanza atlanto-sionista contro gli arabi, i mussulmani e i paesi recalcitranti che rifiutano il vassallaggio


Il paese più attivo, nel caso della Libia, è la Francia di questo “idiota”, di questo scervellato pagatore di riscatti ai terroristi, di questo scellerato di nome Sarkozy che si avvale del sostegno della putrefatta Lega Araba del sinistro Amr Moussa e delle fatwa di qualche sceicco a servizio! Che decadenza ha colpito la maggior parte dei media occidentali e dei loro alleati arabi, come soprattutto Al Jazeera dell’emiro del Qatar, Al Arabia la saudita – che scimmiottano stupidamente certi altri media arabi – quando ripetono in continuazione delle informazioni ridicole che rasentano l’idiozia!
Dopo quattro mesi di intensi martellamenti mediatici, hanno oramai esaurito  tutto il loro paniere di menzogne. Sono rimaste loro solo le corbellerie, come quest’ultima di France 24, a proposito delle “stelle del pallone libiche” che avrebbero raggiunto il “campo degli insorti”, che si conclude così: “In un paese dove il calcio è molto seguito, la defezione di questi sportivi costituisce un nuovo affronto per il colonnello Gheddafi, dopo quelle dei militari e dei ministri di alto rango”. Non ci sono giornalisti di buon livello e onesti, o sono veramente privati completamente di quella libertà di espressione che l’Occidente pretende di difendere?


Il mestiere di giornalista è spesso strumentalizzato per servire da copertura alle azioni di spionaggio. D’altra parte, molti di quelli che dichiarano di lavorare nel giornalismo, a Tripoli (non parliamo di Bengasi), sono sospettati di fare dell’intelligence a servizio della NATO. Alcuni sono impegnatissimi a cercare delle informazioni “strategiche” o a ragionare sul luogo dove potrebbe trovarsi il “nascondiglio” di Gheddafi. Essi sono stati ovviamente individuati, ma stranamente lasciati fare.  E’ questo il motivo per il quale questi “giornalisti” costituiscono spesso degli obiettivi privilegiati nei luoghi caldi del pianeta. A tal proposito, chi sono realmente questi 400 “giornalisti” e/o questi dipendenti di società di “sicurezza” – come Black Water – sbarcati a Bengasi?



Gli articoli, le immagini, i reportage e i testimoni oculari di queste televisioni si sono rivelati, col tempo, solo una tela di menzogne, ivi comprese le accuse di “bombardamenti di civili da parte di Gheddafi” che aveva “giustificato” l’aggressione, come viene affermato da giornalisti, analisti e osservatori sul campo. Questo tempo terribile, che consente di prendere le distanze, che consente la riflessione e la moderazione. Questo tempo che gioca sempre contro l’aggressore mettendo a nudo le sue mire e i suoi imbrogli. Questo tempo, infine, che spesso annuncia il fallimento. Fallimento sul piano finanziario, visto che si era previsto “qualche giorno” e siamo oramai a più di tre mesi; sul piano politico e diplomatico, perché il mondo e li Libici conoscono ormai gli annessi e i connessi di questa aggressione – che odora di petrolio e di gas, il vero obiettivo di questa guerra – oltre al ritiro da questa avventura di alcuni dei paesi della coalizione , perché ne sono rimasti solo 2, la Francia e la Gran Bretagna, su 28 (Anche Berlusconi si è recentemente dichiarato innocente, affermando di essere stato costretto dal Parlamento a impegnarsi nell’impresa), e la Francia cerca adesso una via di uscita, stando alla dichiarazione chiaro-scura del suo ministro della Difesa.
Fallimento sul piano militare anche, perché gli attacchi non producono risultati significativi, che non siano distruzione e morti di civili, i cui effetti sono più di odio verso gli aggressori e di maggiore coesione dei Libici intorno alla loro guida. E c’è anche lo sbandamento sul fronte degli insorti che perdono terreno e del CNT che si dimostra essere un’accozzaglia di apostati e invidiosi che cercano solo di accaparrarsi i beni del popolo libico all’estero, oltre ad essere divisi e senza principi. Tutti si sono fatti una fortuna, distraendo gli “aiuti” e/o facendo man bassa del Tesoro di Bengasi, lasciando la popolazione senza stipendi e nel bisogno, e tutto questo con l’assenso dell’Occidente che non ricerca, in questo caso, l’origine di questo denaro.
Corre voce di un progetto del CNT di battere una “moneta finta” per contenere la collera crescente degli abitanti di Bengasi che reclamano i “loro diritti”. Vale a dire i salari, tra l’altro, che il governo libico afferma, prove alla mano, di aver versato per i primi 6 mesi al Tesoro di Bengasi. Dove è andato a finire questo denaro che avrebbe permesso agli abitanti di Bengasi di vivere decentemente? Nonostante ciò, le autorità libiche dichiarano di essere pronte ad assumere tutte le iniziative per assicurare i salari del secondo semestre.
Il fallimento si constata anche nella volontà di armare gli insorti – in violazione delle due risoluzioni – da parte della Francia, paracadutando armi per gli insorti di Djebel Nefoussa (una parte delle quali è stata recuperata dalle forze lealiste), e da parte del Qatar con la cattura, da parte dell’esercito libico, di una nave – battente bandiera tunisina – piena di armi recanti il marchio “esercito del Qatar” (in inglese).  Il fallimento è percepibile infine nelle informazioni di queste televisioni, battute sulla breccia dalle televisioni libiche con prove inconfutabili, fino al punto che queste ultime sono diventate dei riferimenti credibili, ma anche degli obiettivi, e si impedisce la loro diffusione sul satellite Arabsat (3 canali su 7 hanno già difficoltà di diffusione).
La vedette mediatica che mette a nudo ogni giorno il complotto, in diretta su Jamahiria sat, è un tal Youssef Amine Chakir, ex oppositore che aveva frequentato l’opposizione per essere vissuto con membri di essa per più di 20 anni negli Stati Uniti. Dice di averli abbandonati per la loro ipocrisia e i loro agganci con la NED/CIA e il MI6, oltre che per avere cambiato nazionalità (l’ultimo convertito è il presidente del CNT, Abdeljalil, che ha appena preso la cittadinanza turca, secondo la stampa di questo paese).
Chakir continua a spiegare in dettaglio, nel suo programma, i loro precedenti e la loro fellonia con la prova di immagini e documenti. Conoscendo bene sia l’arabo che l’inglese, le sue pertinenti analisi politiche e i suoi commenti dell’informazione internazionale fanno di lui il personaggio più ascoltato sulla scena interna e internazionale, e il più temuto dal CNT e dalla NATO, ai quali dà del filo da torcere, tanto che non hanno trovato niente di meglio, per contrastarlo, che di definirlo “traditore” e “ciarlatano”. Non si sa se a cagione del rosario che porta con sé e dei precetti dell’islam che cita frequentemente, oppure delle menzogne che mette a nudo e delle deduzioni o delle previsioni che si realizzano sempre.
I più citati e fustigati sono Abdeljalil, Bouchena, Hafter, Younes, Tarhouni, Chemmam, Chelgham, Dogha, Djibril, Koussa, Logelli, Fethi e Hassouna. Questi “rivoluzionari” che sollecitano attacchi distruttori di quello che sostengono essere il loro paese appaiono come dei volgari rinnegati, degli spregevoli traditori che amano il potere, il danaro e la buona carne.


Ci sono anche e soprattutto queste immense manifestazioni (del 1° luglio) per la difesa dell’unità della Libia attorno alla Guida e anti-NATO, sulla Piazza Verde, che hanno riunito quasi 2 milioni di Libici che hanno steso una bandiera verde di 4 km e mezzo. E poi quella dell’8 luglio, a Sebha nel sud, nel corso della quale è stata stesa una bandiera di 6 km e che ha riunito almeno 500.00 persone – ed altre tre sono previste a Laadjlet, giovedì, a Zitlen, venerdì e a Azzaouiya, sabato -. Esse hanno gettato gli aggressori nello sconforto, perché tutta la loro strategia costruita sulla menzogna e il falso va crollando come un castello di carta. Le reazioni di qualcuno, su queste televisioni, mostrano una certa amarezza e, in certo qual senso, un sentimento di cocente sconfitta.
Alcuni oppositori sostengono, per esempio, la stupida versione che la trasmissione in diretta della manifestazione di Tripoli non fosse “vera” e le immagini fossero un “montaggio”; altri parlano di una partecipazione di 5000 o, al massimo, 15.000 persone, e molte altre sciocchezze, dal momento che solo per portare la bandiera c’era bisogno di non meno di 3000 persone (calcolandone una ogni 3 m da ogni lato). Essi sanno bene di essere incapaci di mobilitare 2000 persone a Bengasi, diventata una città morta che si è svuotata di gran parte della popolazione che fugge dal “nuovo regime”.


La verità è che la NATO, coi suoi “rivoluzionari” di paccottiglia – tra cui ladri, imbroglioni, prigionieri liberati di Bengasi e Guantanamo, islamisti graziati, elementi di AQMI (AlQaida nel Mghreb islamico), giovani disoccupati e stupidi, felloni di recente dissidenza, rinnegati, sconosciuti oppositori dell’ultimo minuto – dà segni di fallimento, addirittura di disfatta di fronte ad un piccolo paese (che non ha mai aggredito nessuno) di 7 milioni di abitanti che vivevano bene, meglio di molti paesi europei, ivi compresa la Francia.


La verità è che la NATO si è ritrovata di fronte ad un popolo resistente – organizzato in potenti tribù che l’Occidente non può comprendere – che bombarda coi missili per “proteggerlo” – dice – da una vera Guida ferocemente sostenuta dal suo popolo e che non è per niente quello che vorrebbero farci credere; vale a dire quel “tiranno”, quel “despota”, quel “folle di Tripoli”, quel “dittatore”, ma che si rivela piuttosto intelligente ed all’altezza degli imbrogli imperialo-colonialisti, degli intrallazzi di palazzo e delle corruzioni dell’Occidente erette a sistema e un difensore particolarmente fervente delle ragioni degli oppressi, che ha fatto della rinascita dell’Africa il suo cavallo di battaglia. Far credere che Gheddafi sia tradito da ogni parte, o che abbia perso “legittimità popolare” è disinformazione a basso livello. Se questo fosse stato vero, egli sarebbe stato cacciato da molto tempo. Inoltre è difficile sostenere che tutta la popolazione si sarebbe schierata contro di lui e nello stesso tempo spiegare perché centinaia di migliaia di persone gli manifestano il loro sostegno, perché non teme di armare la popolazione, perché si permette dei giri – in corteo ed in vettura scoperta – nelle strade e stradine della capitale, tra gli applausi di migliaia di cittadini, molti dei quali sono armati, perché gli abitanti di molti centri hanno reagito con le armi ai ribelli che avevano tentato di raggiungere le loro località, perché Bengasi, e recentemente Tobrouk, ma anche Derna – dell’assassino “Gambo” che sostiene la NATO – si ribellano. Ma l’equazione insolubile è che la NATO non oserà mai assumersi il rischio di un’operazione militare terrestre coi suoi soldati perché gli “insorti”, che ancora credono di combattere per ciò che hanno mostrato loro come “giusto e legittimo” (seconde le dichiarazioni dei prigionieri), accorgendosi che sono stati strumentalizzati, si rivolteranno presto contro i loro “datori di lavoro” che, per colmo di cose, sono stati proprio quelli che li hanno armati. Terribile dilemma! La verità, infine, è che la strategia della NATO era costruita sulla menzogna e il falso.


Se la Libia fosse stata un paese “potente”, il clown Sarkozy – che è quello che ha messo più zelo in questa avventura – non avrebbe mai osato avventurarvisi. Si dice che ci si crede sempre forti davanti ai deboli. Questo apprendista guerriero, guidato per il naso da quel “filosofo” sionista, fa mostra in questa “avventura libica” di una pseudo forza, che confonde con la potenza della Francia di De Gaulle, mentre non è altro se non un pigmeo, un reuccio che sarà presto gettato nel dimenticatoio, salvo che per ricordarci un’altra pagina oscura della storia della Francia. Abbiamo ben visto le sue meschinità quando è di fronte ai suoi padroni.  E’ deplorevole che la credibilità e l’onore della vera Francia siano state coinvolte in questa peripezia senza uscita e senza interessi se non per coloro che le hanno subappaltato questa “operazione Libia”. Si scopre in lui, anche, il peggiore Presidente della storia recente della Francia. Francamente questo paese non merita veramente un simile rappresentante che ha sporcato la sua storia e compromesso il suo avvenire.


Questi media di servizio, quando devono parlare di fatti che sono impossibili da nascondere, li presentano in forma astrusa, talvolta assurda ad al condizionale. E’ in questo modo che queste televisioni “informano” sui 5400 (al 7.7.2011) attacchi missilistici che hanno distrutto le case, colpito gli ospedali, le scuole, i collegi, le università, gli edifici dell’amministrazione, i commissariati, la sede dell’ufficio anti-corruzione, la città dei bambini, le infrastrutture di base, le reti di comunicazione, i checkpoint, i depositi di carburante a Brega ecc – uccidendo e ferendo migliaia di civili, tra cui donne , vecchi, religiosi nei luoghi di culto, impiegati, bambini, neonati -. E ancora, quando devono “informare” sui tentativi di uccidere personalità politiche, soprattutto Gheddafi e il suo vecchio compagno Lakhouildi, ma che hanno invece colpito i loro figli e nipoti, in tutti questi casi, la NATO si “scusa” per gli “errori” o li giustifica col pretesto che si trattava di “luoghi di comando”.


Che cosa resta del diritto internazionale, delle convenzioni, quando sono calpestate o messe in ridicolo da quelle stesse “potenze” che le hanno fissate e delle quali esigono il rispetto da parte dei paesi poveri e deboli, ma ricchi di materie prime? Chi lotterà oramai contro il “terrorismo” quando la NATO stessa se ne serve o lo incoraggia “all’occasione” per i suoi interessi – nel caso della Libia, tra gli altri – o quando la Francia lo finanzia pagando i riscatti per esempio? AlQaida – come dice un analista – esiste solo “dove e quando fa comodo agli Stati Uniti”. Chi oramai può fidarsi di queste istituzioni/organizzazioni internazionali dette dei “diritti dell’uomo”, delle “libertà”, di “giustizia” e tutto quanto, quando sono strumentalizzate dalle lobbying, che impongono loro la politica da perseguire, i loro obiettivi, le loro ideologia, talvolta con la forza, quando queste istanze sono diventate delle trappole, soprattutto per i paesi africani.


Lo ripetiamo: quando l’aggressore non ha morale né regole, è certo che sarà meno propenso ad attaccare o minacciare laddove ritenga che la vittima potenziale potrà arrecargli altrettanti danni, usando i medesimi metodi con minor mezzi. L’aggressore viene incoraggiato sempre dalle regole che egli non rispetta in piena impunità. Ma se ad ogni azione criminale dovesse corrispondere una reazione dello stesso tipo, il mondo sarebbe migliore, più ragionevole. Non c’è alcuna differenza tra gli Stati che uccidono dei civili bombardandoli coi missili o tentano di uccidere dei capi di Stato o distruggere delle politiche usando grandi mezzi e i terroristi che mettono bombe in luoghi pubblici o assassinano personalità pubbliche. La differenza sta solo nel fatto che i primi deridono le regole che essi stessi hanno stabilito, destinate di fatto a proteggerli, mentre i secondi non fanno altro che rispondere a un’ingiustizia, violando anche loro le stesse regole.


E’ logico che, con tutto quello che succede in Libia e le carneficine programmate della NATO, accada che decine di gruppi di giovani e di città e di tribù annuncino il loro impegno alla lotta o giurino vendetta sui responsabili (e le loro famiglie) della tragedia libica. Quando si conosce la mentalità beduina, l’affronto non sarà mai lavato se non quando sarà riparato in modo legale e giusto. Le famiglie colpite nella loro carne si vendicheranno sicuramente, presto o tardi. Nemmeno Gheddafi potrà evitarlo. Ma queste pratiche non sono più sordide di quanto lo siano i comportamenti medioevali e selvaggi di coloro che si pretendono civilizzati. Quando la legge del più forte prevale sulla forza della legge, quali mezzi legali restano per proteggersi, quando le regole e le leggi internazionali sono messe in ridicolo, quando le istanze internazionali, compreso l’ONU, sono strumentalizzate per servire gli interessi dei paesi più potenti?


Questa avventura libica ha messo alla prova le regole internazionali dell’ONU, che si dimostrano essere state pensate solo per mantenere sotto controllo, con la forza e la minaccia, i paesi che non entrano nel girone occidentale – vale a dire i fondamento euro-atlantici e mondialisti dei quali sono obbligati ad adottare i principi politico-filosofici -, non certo per realizzare più giustizia nel mondo dopo il terrore della seconda guerra mondiale. La Società delle Nazioni che Hitler aveva messo sotto i piedi è stata rimpiazzata dall’ONU. Ecco che lo stesso comportamento si rinnova con la NATO. Ma in vista di quale altro raggruppamento o organizzazione questa volta? Il futuro ce lo dirà. Ciò che è certo è l’ONU, le sue istanze e le sue organizzazioni attuali rispondono più agli interessi degli Stati Potenti e alle oligarchie finanziarie, legittimandone le aggressioni, le invasioni per accaparrare le ricchezze dei paesi deboli, ostacolando il loro progresso ed indipendenza economica e sociale, piuttosto che ad una preoccupazione di equità o di prevenzione dei conflitti per l’equilibrio mondiale.


Se la ragione umana giunge al punto di esigere dalla vittima il finanziamento o il rimborso delle spese di aggressione, vi è ragione di porsi domande assai serie sul livello di decadenza di coloro che governano il mondo. 

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