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Cronaca di un fallimento annunciato
di Amar Djerrad

Vi è una successione e concordanza di avvenimenti che obbedisce a una funesta strategia che tende a dividere, suscitare conflitti, creare odio e avversione tra le nazioni prese di mira! Dopo la Tunisia e l’Egitto, ecco lo Yemen e il Bahrein, seguiti dalla Libia e dalla Siria. La particolarità è che alcune rivolte popolari sono reali, spontanee e legittime, altre invece sono suscitate secondo una agenda, una strategia che ha obiettivi egemonici e colonialisti, che prende soprattutto di mira i paesi anti-imperialisti, anti-egemonici o anti-sionisti, vale a dire la Libia e la Siria. Il più demonizzato, in un modo che sfiora la follia, è certamente Gheddafi. E’ stata messa in campo per lui una mostruosa macchina di propaganda da parte di televisioni occidentali e di quelle delle petromonarchie del golfo; questi gadget mediatici al servizio della CIA e del MI6 (Military Intelligence, sezione 6).

Ciò che accade in Libia è oramai chiaro. Si tratta, dopo più di 40 giorni, di un’aggressione e di bombardamenti – da parte di una coalizione di ex paesi colonialisti aiutati dagli Stati Uniti, il Qatar e gli Emirati – che distruggono le infrastrutture di base, uccidono la popolazione civile di tutte le classi sociali, ivi compresi i bambini. La televisione libica ha registrato 5120 voli di ricognizione di aerei da combattimento e 2006 attacchi missilistici, al 3 marzo 2011.

Dall’inizio del conflitto, i media occidentali e arabi del Golfo non hanno mai mostrato folle di civili disarmati che chiedevano le dimissioni di Gheddafi! Nessuna televisione è stata capace di mostrarci la popolazione manifestare contro Gheddafi, perché tutte le manifestazioni, che queste emittenti censurano, sono a favore di Gheddafi. D’altronde è stata lanciata una sfida ufficiale alla “comunità internazionale” di organizzare un referendum sotto l’egida dell’ONU. Rifiutata!
Gli slogan che più si sentono sono: “Dio, Muammar e la Libia, è tutto!”, “Il popolo vuole Muammar il colonnello!” o “Il popolo vuole vendicare i martiri”. Le uniche immagini di contestatori apparsi in queste televisioni mostrano bande di ribelli dotati di armi leggere e pesanti, ivi compresi dei carri armati, oppure immagini “truccate” di fatti mai avvenuti trasmessi a ciclo continuo o infine dei dibattiti maldestramente orientati che non sono riusciti ad evitare interventi di telespettatori che sono sfuggiti al controllo! Soprattutto non vengono mostrate queste uccisioni (filmate), a decine, di persone – che si suppone siano “pro-Gheddafi, o “mercenari” al suo servizio, mentre si tratta di soldati dell’esercito regolare (1/3 dei libici sono di pelle nera) -  sgozzate all’arma bianca e poi appese per i piedi e bruciate, o quei video che mostrano un barbuto che strappa il cuore di un suppliziato e se lo porta alla bocca o ancora gli stupri di donne e ragazze da parte delle bande di criminali che l’aviazione NATO protegge.

L’immorale propaganda occidentale non mostra queste terribili immagini e questi fatti che sono accaduti soprattutto a Misurata.
Nessuna delle accuse rivolte a Gheddafi, in particolare quella dei “bombardamenti di civili fatti dalla sua aviazione”, sono state verificate dagli osservatori e giornalisti presenti. La risoluzione 1970 e 1973 sono state adottate precipitosamente e illegalmente sulla base di quanto raccontavano i media, al servizio dei paesi aggressori, e senza alcuna verifica come pretendono i testi dell’ONU.   Il vero obiettivo della “1973” – che avrebbe dovuto essere quello di realizzare una “no fly zone” per “proteggere i civili” – era nascosto, essendo di fatto invece quello di dare un aiuto agli insorti, sul punto di essere sconfitti dall’esercito regolare libico.

Non si capisce francamente in che modo i bombardamenti di Tripoli, delle infrastrutture di base, delle zone civili, delle caserme, delle scuole, degli ospedali, delle abitazioni possano costituire una applicazione di questa risoluzione, che Gheddafi ha invece subito rispettato. Alcuni media russi hanno dimostrato che sono stati uccisi più civili dall’intervento occidentale che dalle forze governative che si battevano contro i ribelli. Il giornale russo Komsomolskaia Pravda ha pubblicato alcuni rapporti di residenti russi in Libia che affermavano che l’aviazione di Gheddafi non ha mai bombardato zone residenziali: affermano che invece questo è stato fatto dai bombardamenti francesi e inglesi.

Perfino le persone più sveglie e lucide sono state influenzate dall’atmosfera di questa formidabile campagna planetaria di disinformazione e confusione, diretta e pianificata, a proposito di tutto quanto sta accadendo nel mondo arabo e mussulmano. Molti si sono allineati, nel caso della Libia, al complotto internazionale per “l’arresto dei massacri in Libia” da parte di Gheddafi. Perfino l’Iran, gli Hezbollah libanesi e l’Hamas palestinese hanno accompagnato questo ballo urlando coi lupi. Si sono lasciati convincere con tanta facilità?

Le espressioni “brigate di Gheddafi” o “mercenari di Gheddafi” sono solo propaganda che mira, da un lato, a far credere che la guida sia stata mollata dal suo esercito e, dall’altra, a nascondere l’ingaggio di mercenari da parte della coalizione. Non si discute più di questo. Sono fatti che il tempo hanno oramai reso chiari e manifesti. E’ chiaro adesso che si tratta di una guerra di carattere colonialista diretta a instaurare un potere obbediente, come al tempo del re Idriss destituito da Gheddafi, e che viene portata avanti soprattutto da Francia, Inghilterra e Italia, aiutati dagli Stati Uniti. Essi sono stati introdotti in terra libica da un’accozzaglia di agenti libici della CIA e del MI6, composta da ex ministri destituiti per corruzione, da qualche militare rinnegato, qualcuno dei quali ha fatto la rivoluzione del 1969 con Gheddafi, da gruppi di Al-Qaida, da prigionieri islamisti graziati, da un “esercito” di prigionieri liberati di Bengasi e da giovani disoccupati e da idioti reclutati per fare da “carne da cannone”, inquadrati da mercenari occidentali della CIA, del SAS inglese, della DST francese e del Mossad, che sostengono finanziariamente e logisticamente due “grandi democrazie monarchiche arabe”: il Qatar e gli Emirati. Queste monarchie illuminate del XXI secolo che sostengono ora le “rivoluzioni popolari per l’instaurazione di un regime democratico dei loro “fratelli arabi”. Noi abbiamo perfino visto degli adolescenti e dei bambini militarizzati nelle immagini diffusa da altre televisioni.

L’architetto subappaltatore della “operazione Libia” è questo miliardario “umanista”, questo filosofo “comunitarista”, francese di corpo, israeliano di spirito e sionista per convinzione, il pellegrino sionista Bernard Henri-Levy che alcuni libici pronunciano “Levny”. Egli ha calpestato la bandiera verde nazionale libica a Bengasi, accompagnato dalle grida di gioia di una folla eteroclita, che gridava slogan anti-israeliani non sapendo chi fosse realmente questo personaggio. La missione di BHL in Libia segue la missione compiuta… in Sudan.

Osservazione: Abbiamo potuto constatare come, dopo che l’Occidente ha ottenuto la divisione del Sudan, il procuratore Ocampo, per il quale l’arresto di Bachir è diventata un’ossessione, non parli più della sua incolpazione. Proprio lui che dava assicurazioni a chi voleva intenderlo “sul carattere esclusivamente giudiziario della propria iniziativa e sulla sua indipendenza totale…”, mentre molti analisti lo considerano al servizio delle lobbie. Ed ecco Ocampo impadronirsi del dossier Libia – costruito su dei rapporti di Al Jazeera tradotti in inglese – che imputano a Gheddafi i misfatti della coalizione, sulla base di testimonianze dei rinnegati di Bengasi e di altre considerate “credibili”. E si capisce, dato che anche il “genocidio del Darfur” era una menzogna, un imbroglio, una spada di Damocle con obiettivi strategici, lanciato da Bernard Henri Levy col suo “SOS Darfur”. Riecco lo stesso BHL in missione in Libia, con gli stessi obiettivi e identiche menzogne.

Ma la coalizione, consapevole della possibilità di una sconfitta, dal momento che nessuno dei suoi obiettivi è stato raggiunto nonostante più di 40 giorni di bombardamenti, ha riunito a Roma il “Gruppo di contatto” formatosi in marzo a Londra, composto dai paesi aggressori, per decidere il “futuro della Libia”, attraverso il rafforzamento delle pressioni su Ghedddafi, il finanziamento del CNT utilizzando i beni del popolo libico. A Roma Alain Juppé ha dichiarato che “la Russia, per esempio, è invitata dai gruppi importanti della futura Libia, diverse tribù che si sono dissociate da Gheddafi e quelli che hanno capito che con Gheddafi non c’era futuro”. Ma la Russia e la Cina hanno immediatamente chiarito. Serguei Lavrov ha replicato che questa funzione di controllo non è mai stata delegata al Gruppo di contatto sulla Libia: “… il Consiglio di sicurezza è il solo a poter controllare la loro applicazione (…) Il Consiglio di sicurezza è investito di questo mandato dalla Carta dell’ONU, e non l’ha delegato né al Gruppo di contatto (sulla Libia), né a chiunque altro”. Nello stesso momento BHL ritorna illegalmente a Bengasi per un’altra missione consistente nel giocare questa volta sulle strutture tribali; “ricordandosi” della loro importanza sociale, del loro potere di influenza e della loro legittimità. Cosa vera, perché le tribù restano all’avanguardia, il ferro di lancia della resistenza alle avversità, la forza determinante nelle scelte politiche. Nel corso di questa seconda visita – dove ha anche posato davanti a degli aerei da combattimento, dei carri armati, dei pezzi di artiglieria, delle case bruciate e distrutte – ha dichiarato che diverse importanti tribù si sono unite alla “rivoluzione”. Cosa totalmente falsa, perché si tratta solo di un pugno di sconosciuti infedeli contrabbandati come rappresentanti di tribù, per spingere altre ad aderire. Si tratta  inoltre di una diversione e di un’altra menzogna, perché ricordiamo che, fin dall’inizio degli attacchi della NATO, i principali capi tribù e le personalità carismatiche, che rappresentano la stragrande maggioranza del popolo libico, si sono riuniti con la loro Guida per sostenerla e rinnovarle la loro adesione alla rivoluzione del 1969. Gheddafi ha anche ricevuto centinaia di rappresentanti dei giovani delle più importanti città e tribù, nel corso di più appuntamenti, nel corso di una settimana.

Ma la risposta più sferzante e determinante è stata la formidabile mobilitazione di Sceicchi, capi di tribù e personalità influenti di più di 2000 tribù che si sono riunite il 5 maggio a Tripoli nel corso di 2 giorni nell’ambito della “Conferenza nazionale delle tribù libiche” sui temi “Unità della Libia”, “No allo spargimento di sangue”, “No alla fitna (divisione)”, “Condanna dell’ingerenza e dell’intervento straniero”, “Fedeltà alla rivoluzione del 1969”.
Al termine di questa conferenza sono state prese una serie di decisioni, raccomandazioni, proposizioni. In particolare: fine dello spargimento di sangue, consegna delle armi da parte degli insorti, amnistia, condanna dell’ingerenza e dei bombardamenti della coalizione, condanna dei comportamenti di alcuni Stati arabi, condanna delle fatwa irresponsabili, azioni giudiziarie contro gli Stati e le persone coinvolte nel dramma libico davanti alla giustizia internazionale, sblocco immediato dei beni del popolo libico, rinnovo del sostegno a Gheddafi, fedeltà alle istituzioni, futuro della Libia “che appartiene solo ai libici” e molte altre. Segnaliamo l’importante intervento dell’invitato algerino (membro del FNL) che è stato particolarmente apprezzato. Cosa possono opporre a questi 2000 congressisti un pugno di colonialisti della NATO, lo “sceicco” BHL e i suoi 10 o 20 felloni, questi opportunisti alleati delle forze del male che sono il Qatar e gli Emirati, 2 minuscole e ricche monarchie sotto protettorato USA. Cosa possono opporre, col loro “Consiglio di transizione” (che i Libici chiamano di “tradimento”), alle quotidiane imponenti manifestazioni di sostegno a Gheddafi, che si svolgono anche a Bengasi, la cui popolazione, straziata, resta in ostaggio dei gruppi detti “rivoluzionari” della NATO?

Reprimerle con le armi, come è stato già fatto due volte, qualche giorno fa nei confronti di quelli che reclamavano i propri diritti? Per esempio, quei salari che le autorità di Tripoli affermano, prove alla mano, di avere versato per un periodo di sei mesi al Tesoro di Bengasi. Dove sono andati a finire questi soldi che dovevano permettere agli abitanti di Bengasi di vivere decentemente senza costringerli all’umiliazione di dipendere dall’aiuto estero, nonostante il loro paese sia stato sempre quello che ha aiutato gli altri in caso di bisogno?

Perfino la grande carovana organizzata dalle associazioni di Tripoli, per portare viveri a Bengasi, è stata accolta armi in pugno e rispedita indietro. Si sono anche registrati dei morti e dei feriti. Quali altre menzogne si vanno ancora inventando in ambito NATO da parte di Sarkozy e BHL, questi due nanetti che vorrebbero sembrare quello che non potranno mai essere? Peccato veramente che essi si servano dei principi dell’autentica Francia di De Gaulle, per servire interessi che non sono francesi!
Ad essi non resta altra opzione se non l’invasione, che sanno bene essere una scelta costosa, suicida e inutile, perché vige un principio tra i mussulmani che obbliga all’unione sacra contro ogni nemico esterno, quali che siano le divergenze interne del momento. E’ stato d’altra parte un errore imperdonabile, una vera e propria eresia, quello che hanno commesso i “rivoluzionari”, facendo appello all’intervento di forze straniere per aiutarli a prendere il potere con la forza in cambio di una spartizione delle ricchezze del paese. Sanno anche che, nel caso di un intervento terrestre – che i libici si augurano, sapendo bene che viene continuamente evocato solo per creare un diversivo – un milioni di libici sono mobilitati e pronti al combattimento (li si vede già circolare in armi nelle città e durante le manifestazioni). Un analista/commentatore ha sostenuto che quello che è stato posto in campo, ad oggi, non è che un’infima parte delle capacità della Libia. La strategia sembra sia quella di rendere prima riconoscibili i veri obiettivi degli insorti e della NATO agli occhi dell’opinione pubblica nazionale e internazionale. C’è chi ritiene che le vere azioni decisive non siano ancora cominciate.

Un'altra questione. Perché la coalizione si impegna a mettere a tacere la televisione libica? (oscuramento delle comunicazioni, addirittura il bombardamento di una delle sue sedi nel corso di un attacco alla città di Tripoli). Attualmente 3 dei 7 canali hanno difficoltà di diffusione. E ciò sicuramente perché essa è riuscita, pur coi suoi mezzi modesti, a smontare giorno dopo giorno il complotto, la menzogna immensa e soprattutto a rivelare la vera natura di Bernard Heri Levy e i suoi legami con Israele e il sionismo, oltre a mettere a nudo ognuno dei membri del CNT “collaborazionista”, dell’ex ambasciatore all’ONU, di tutti gli “oppositori” che appaiono a turno su Al Jazeera, Al Arabia, Alhurra, BBC e France 24!

Attraverso documenti autentici e immagini, queste persone sono apparse come volgari rinnegati, spregevoli traditori desiderosi di potere, di soldi e di lusso. Un ex oppositore che ha vissuto con loro per 20 anni negli Stati Uniti – e che si è poi allontanato a causa, dice, della loro doppiezza, dei loro legami con la NED/CIA e il MI6 e il loro cambio di nazionalità – continua a raccontare nei dettagli le loro tresche e la loro codardia, prove e documenti alla mano! I più citati e fustigati sono Abdeljalil Bouchena, Hafter, Younes, Tarhouni, Chemam, Chelgham, e Dogha. I Libici ritengono che questi lugubri personaggi, che rappresentano solo sé stessi e che hanno venduto il loro paese e il loro onore per il potere e i soldi a forze estere, alla fine non otterranno niente, oltre al disprezzo che i loro stessi “datori di lavoro” riserveranno loro per aver tradito il loro paese.

Abbiamo constato che l’assassinio del figlio più giovane (studente) di Gheddafi, insieme ai suoi tre figlioletti, ha rafforzato in modo impressionante il legame di solidarietà tra i libici e la loro Guida; basti pensare all’impressionante corteo che ne ha accompagnato le spoglie, le decine di gruppi di giovani di varie città e tribù che hanno annunciato il loro impegno alla lotta, i tanti giovani che hanno giurato di vendicarsi sui responsabili (e le loro famiglie) della tragedia libica. Alcuni considerano queste minacce una sordida pratica medioevale. E’ vero, ma quali mezzi legali sono rimasti loro per proteggersi, quando le leggi e le regole internazionali vengono oltraggiati da coloro stessi che le hanno fissate, vale a dire i paesi ricchi e potenti, spesso ex colonizzatori. Quando gli organismi dell’ONU, le ONG e le altre associazioni vengono strumentalizzati dalle lobbie che impongono così le loro politiche, i loro obiettivi, la loro ideologia, spesso attraverso la forza. Quando gli organismi internazionali diventano un tranello per i paesi soprattutto africani. Quando l’aggressore non ha morale né regole, perché c’è bisogno di vittime. L’aggressore impone continue regole, che però egli impunemente non rispetta. Ciò che è certo è che l’aggressore è più restio ad  attaccare o minacciare quando sa che la vittima potenziale può infliggergli gli stessi danni, utilizzando gli stessi metodi con minori mezzi.

La coalizione, in questa avventura contro la Libia, si trova smarrita. Non sa più se deve impegnarsi di più o disimpegnarsi. Nella prima opzione non riesce a coinvolgere altri paesi, mentre la seconda sarebbe un fallimento umiliante e politicamente suicida. Gli attacchi non producono alcun risultato significativo; piuttosto producono più odio e determinazione e più condanne, mentre i loro “insorti” si ritirano. Per la cronaca, un alto ufficiale inglese ha accusato le forze libiche di servirsi di una tattica che egli ha definito “immorale” perché l’aviazione della coalizione non riesce più a colpirle. Avrebbe preferito, l’idiota, che i combattenti si esponessero meglio agli attacchi.  Così come hanno eliminato le colonne degli insorti “per errore”, nonostante fossero informati del loro posizionamento. Che decadenza!

Una situazione che riflette una massima maghrebina: “Da una parte è caldissimo, dall’altra brucia”. Riportiamo questa pertinente analisi di Adrien Jaulmes… “Mentre quindici giorni fa tutti gioivano per una rivolta che sembrava dovesse rovesciare Gheddafi, oggi si deve pensare al dopo. E gli stessi meccanismi collettivi che hanno dato slancio alla ribellione hanno cominciato oggi a funzionare in senso inverso”. E’ dunque l’impasse totale che prelude al fallimento.

L’obiettivo era immorale, la strategia era costruita sulla menzogna, l’ONU ha deliberato sulla base di false informazioni, la risoluzione 1973 è stata strumentalizzata, i civili da “proteggere” sono stati uccisi, allora il fallimento non può che essere inesorabile!