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Camera dei deputati - Seduta n. 123 del 9/3/2007

 

Al Ministro degli Affari Esteri, per sapere – premesso che:

 

- lo scorso 10 gennaio i principali sindacati della Guinea Conakry hanno proclamato uno sciopero generale di durata illimitata. Le richieste a base della protesta erano modeste e insieme ambiziose: lotta contro la povertà, destinazione delle risorse del paese alla realizzazione di programmi sociali, lotta contro la corruzione;
- nel corso delle manifestazioni di protesta l’esercito ha aperto il fuoco contro la popolazione, provocando più di 100 morti. In seguito, il 28 gennaio, lo sciopero è stato sospeso, in virtù dell’impegno assunto dal presidente Lansana Conté di nominare un nuovo primo ministro che godesse del consenso generale e di varare un piano di riforme indispensabili al paese;
- Lansana Conté, che nel corso dei 23 anni di presidenza ha consolidato un fortissimo potere personale, ha deluso le diffuse attese di discontinuità affidando la carica ad Eugène Camara, un militare suo fedelissimo. Questa presa di posizione ha ulteriormente esasperato la condizione di crisi nel paese: il 12 febbraio i sindacati hanno proclamato la ripresa dello sciopero generale e il governo ha decretato lo stato di assedio, imponendo un coprifuoco di 18 ore su 24 e attribuendo alle forze di polizia poteri illimitati di arresto e perquisizione;
- le notizie che giungono dal paese sono preoccupanti: secondo le denunce delle organizzazioni della società  civile si sarebbero registrate centinaia di arresti e di detenzioni illegali, soprattutto nei confronti degli oppositori politici e dei sindacalisti, violenze e saccheggi da parte dell’esercito, uccisioni di civili. Inoltre la vita economica è del tutto bloccata, tanto che l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati stima che la situazione possa degenerare in crisi umanitaria, con decine di migliaia di persone in fuga dalla fame verso i paesi confinanti;
- nelle ultime ore il governo ha limitato le ore di coprifuoco e lanciato messaggi conciliatori, ma la situazione resta tesissima, tanto che il Parlamento europeo si è fatto promotore di un’inchiesta internazionale sulle violenze perpetrate nel paese (progetto già  respinto dal governo guineano) e il papa Benedetto XVI ha chiesto il rispetto dei diritti umani e civili; -

- se non ritenga che il Governo italiano debba farsi interprete, nelle sedi internazionali e direttamente nei confronti del governo guineano, di una profonda riprovazione verso la repressione sanguinosa del popolo della Guinea Conakry e, nello stesso tempo, possa anche sostenere per vie diplomatiche il processo di democratizzazione che le proteste sollecitano.
(4-02877)


Orlando

 

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Ministero degli Affari Esteri

 

La Guinea ha vissuto una situazione di crisi con l'inasprirsi, agli inizi del gennaio scorso, delle proteste contro l'ingerenza del Governo nel sistema giudiziario e contro la povertà dilagante. Le manifestazioni si sono ben presto trasformate in violenta contestazione del Presidente Lansana Conté. Il successivo intervento delle forze dell'ordine ha causato la morte di numerosi manifestanti.
La pressione internazionale - compresa quella dell'Unione Europea e dell'Italia nel suo ambito - ha inizialmente risolto il Presidente Contè a nominare, il 9 febbraio, Primo Ministro Eugène Camara, subito contestato dall'opposizione che lo ha considerato troppo vicino al Presidente per svolgere una funzione di riequilibrio.
Le manifestazioni sono quindi riprese, tanto violentemente da indurre il Presidente Conté a decretare, il 12 febbraio, lo stato di assedio e la legge marziale. Il coprifuoco non è stato rispettato e gli scontri si sono estesi nuovamente causando altre vittime.
La crisi è poi rientrata con la nomina lo scorso 26 febbraio di un nuovo Primo Ministro, Lansana Kouyaté, solo successivamente alla firma di un accordo quadro tra governo guineiano e i sindacati e dopo la decisione del presidente Conté di revocare lo stato di assedio.
Sul piano politico, e in particolare nel campo della diplomazia multilaterale, il Ministro degli Affari Esteri, oltre all'azione svolta in seno alle Nazioni Unite, ha contribuito in particolare all'adozione di una posizione comune tra i partners europei, nell'ambito delle decisioni del Consiglio dell'Unione Europea prese nel corso della crisi in Guinea Conakry.
Il 22 gennaio, all'indomani della violenta repressione dello sciopero generale indetto nel Paese africano, abbiamo condiviso e sostenuto la dichiarazione della Presidenza dell'Unione europea con la quale si è chiesto a tutte le parti di astenersi da azioni suscettibili di provocare ulteriori scontri. E' stato inoltre rivolto un appello al governo, ai sindacati, alle forze di sicurezza, alle parti politiche e ai responsabili della società civile guineiani di perseguire la strada del dialogo e confermata la volontà europea di sostenere il processo di democratizzazione e il rafforzamento dello Stato di diritto in Guinea.
Il 5 marzo abbiamo espresso soddisfazione per la fine dello sciopero generale che aveva paralizzato il paese per settimane, volendovi vedere un importante passo in avanti verso il ristabilimento di un rapporto di dialogo tra governo guineiano e sindacati.
Abbiamo poi seguito le risultanze della visita che il Rappresentante Speciale della Presidenza UE, Hans Dahlgren, ha svolto in Guinea Conakry nei giorni 12-13 marzo 2007, condividendone le preoccupazioni per la mancata formazione di un nuovo governo. Abbiamo quindi giudicato tale insuccesso un sintomo della fragilità del temporaneo accordo tra governo e sindacati e abbiamo ritenuto che l'instabilità politica persistesse. Abbiamo pertanto richiesto, sempre nell'ambito della cooperazione politica europea, un deciso ed urgente impegno del Governo di Conakry affinché fossero individuati i responsabili della violenta repressione che in gennaio aveva provocato numerose vittime, offrendo anche il sostegno e la collaborazione dell'Unione Europea per ogni necessario seguito alla nostra richiesta.
Il 15 marzo u.s., su proposta del Primo Ministro Kouyaté, il Presidente Conté ha firmato un decreto di ristrutturazione del governo guineiano, preludio ad un prossimo annuncio sulla formazione di un nuovo esecutivo, che auspicabilmente possa portare stabilità politica al Paese. La formazione di tale nuovo governo, che tra i suoi componenti non annovera alcun membro di quello precedente, è stata annunciata ai media dallo stesso Presidente in data 28 marzo u.s.



Viceministra Patrizia Sentinelli