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“Dalle 6.00 alle 18.00 i cittadini potranno attendere ai loro affari a partire da lunedì 19 febbraio”, ha aggiunto. “Ma questa misura non deve incoraggiare i disordini” ha ammonito, pur dichiarandosi ottimista per il prossimo ritorno della pace.
La situazione a Conakry e nel resto della Guinea è rimasta relativamente calma domenica, sotto il controllo dell’esercito e di un coprifuoco che era passato dalle 18 ore dei giorni precedenti a 12 ore.
I sindacati, promotori dei due scioperi generali e delle manifestazioni segnate dalla uccisione di almeno 113 persone dopo gennaio, domandano da diversi giorni la cessazione dello stato di assedio. Sabato hanno interrotto un abbozzo di discussione intavolata questa settimana col regime, proprio perché esigevano pregiudizialmente il ritiro di questa misura.
Durante le ore nelle quali la circolazione è vietata, le autorità hanno proceduto a diversi centinaia di arresti, almeno secondo le dichiarazioni delle organizzazioni locali della società civile.
“Centinaia di persone sono state arrestate durante la notte” ha dichiarato all’ AFP Ben Sékou Sylla, presidente del Consiglio nazionale delle organizzazioni della società civile. Secondo lui, sarebbe in corso “un vero e proprio rastrellamento contro i militanti e i manifestanti che si oppongono al governo”, che vengono generalmente condotti “nei campi militari e nelle caserme della gendarmeria”.
“Più della metà dei nostri responsabili federali e regionali sono stati arrestati o obbligati a rifugiarsi in altre città”, ha confermato all’AFP l’oppositore Mohamed Diané, del Rassemblement du peuple de Guinée (RPG).
Lo stato di assedio decretato dal presidente Conté conferisce appunto il diritto alle forze dell’ordine di arrestare “tutte le persone la cui attività costituisca un danno per la sicurezza pubblica”, e di condurli “di giorno e di notte in luoghi ove sia possibile perquisirli”.
Anche papa Benedetto XVI ha richiamato domenica al “rispetto dei diritti umani e civili” in Guinea, augurandosi che “il dialogo” consenta di superare la crisi che attraversa il paese.
Rabiatou Sérah Diallo, segretario generale della Confederazione dei lavoratori di Guinea (CNTG), ha annunciato all’AFP che i sindacati hanno partecipato domenica a degli incontri di conciliazione con dei responsabili mussulmani e cristiani a Conakry. “I religiosi ci hanno invitati a discutere sulla situazione in incontri informali. La CNTG è una delle due centrali sindacali che hanno promosso le manifestazioni ostili al governo e che godono del sostegno dell’opposizione.
Anche la comunità internazionale ha denunciato in questi giorni l’instaurazione dello stato di assedio da parte del presidente Conté, al potere da 23 anni.

Oltre alle violazioni dei diritti umani, v’è la forte preoccupazione che la prosecuzione dello stato di assedio possa determinare una crisi umanitaria. Rauf Mazou, responsabile in Liberia del Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (HRC), ha fatto sapere che la sua agenzia ha già individuato i punti caldi del confine liberiano attraverso i quali potrebbe preparasi un afflusso potenziale di rifugiati. L’HRC stima che potrebbero giungere circa 51.000 persone e si prepara a fornire loro prodotti alimentari e medicinali.



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Extraits du journal sénégalais "Le Quotidien"