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Le Quotidien (Tunisi), 10 febbraio 2010

Le tribù accusano la regina Rania di corruzione

Il malcontento ha preso una nuova piega in Giordania con critiche dirette e senza precedenti contro la regina Rania, accusata di corruzione dalle grandi tribù giordane, pilastri del regime

“Chiediamo al re Abdallah di ordinare la restituzione al Tesoro delle terre e delle fattorie registrate a nome della famiglia Yassine (la famiglia della regina Rania), che sono invece di proprietà del popolo giordano”, recita un comunicato firmato da 36 personalità appartenenti alle grandi tribù.
Questo testo infrange un tabù in un paese dove le critiche alla famiglia reale sono passibili di una condanna fino a  tre anni di prigione.
Nessuna reazione si è riusciti ad ottenere ieri dal Palazzo reale.
I firmatari del documento, che appartengono a grandi famiglie beduine, tradizionalmente leali alla famiglia regnate hascemita, ritengono che la Giordania attraversi “una crisi di potere”.
Secondo loro la Giordania sarà “presto o tardi il terreno di una sollevazione simile a quella della Tunisia e dell’Egitto” e pretendono “un processo contro i corrotti che hanno saccheggiato il paese, qualsiasi sia il loro rango e la loro importanza”.
“I fatti di Tunisia e di Egitto hanno dato il coraggio ai Giordani di dire pubblicamente quello che fino ad oggi hanno solo sussurrato”, ha dichiarato ieri all’AFP un analista politico giordano.
“La paura, tanto comune tra i popoli arabi a causa dei regimi autoritari, ha cambiato di campo e oggi si diffonde tra i dirigenti”, ha aggiunto chiedendo di restare anonimo.
“Alcune tribù sono oggetto da qualche giorno di pressioni da parte delle autorità, che hanno intimato loro di fare attenzione a quello che dichiarano alla stampa internazionale”, ha dichiarato da parte sua all’AFP un membro di una grande tribù, sotto copertura dell’anonimato.
“Noi continuiamo ad essere leali al trono hascemita, ma pensiamo anche che il re Abdallah debba porre fine agli abusi di potere commessi da sua moglie e dalla sua famiglia, se non vuole mettere in pericolo il trono”, ha aggiunto.
Nella dichiarazione, i firmatari accusano la regina di avere messo in piedi “un centro di potere personale che confligge con gli interessi dei Giordani e costituisce un pericolo per la nazione, la struttura statale e l’istituzione monarchica”.
Le tribù fanno riferimento ad informazioni non confermate, secondo cui il gabinetto della regina avrebbe facilitato la concessione della nazionalità giordana a 78.000 Palestinesi dal 2005 al 2010.
I Giordani di nascita temono che la concessione della nazionalità giordana a un gran numero di Palestinesi sia attuazione di un piano israeliano che, secondo loro, vorrebbe trasformare la Giordania in una patria sostitutiva per i Palestinesi. Questi ultimi costituiscono già quasi la metà della popolazione giordana (6,3 milioni).
La regina Rania, che ha compiuto 40 anni il 31 agosto, è una Palestinese nata in Kuwait, da cui la sua famiglia è fuggita dopo l’invasione da parte dell’Iraq nel 1990 per stabilirsi in Giordania. Ha sposato il re Abdallah, allora ancora principe, nel 1993.
“Le critiche contro la regina non discendono però dall’antica querelle giordano-palestinese (…), esse nascono dallo stile di vita della regina e dalla sua ingerenza soprattutto nelle vicende politiche locali”, ha dichiarato a AFP un militante per i diritti umani, Labib Kamhaoui, lui stesso di origine palestinese.
Lo stile di vita della regina Rania ha spesso creato malumori. La festa per il suo 40° compleanno, svoltasi in settembre nel famoso deserto di Wadi Rum (Sud) è stata criticata nel documento delle tribù per i “suoi costi colossali, che sono stati sopportati dal Tesoro e dai poveri”.
La regina Rania gode di una grande popolarità all’estero, dove viene spesso citata tra le personalità più influenti del mondo.