Reuters, 26 marzo 2013 (trad. ossin)



Ondata di crimini rituali di bambini in Gabon
Jean Rovys Dabany, Jean Loup Fievet


Libreville – L’Associazione Gabonese per la prevenzione dei crimini rituali ha denunciato martedì l’aumento del numero di corpi, più frequentemente di bambine, ritrovati quest’anno in Gabon sulle spiagge del golfo di Guinea.

In taluni paesi dell’Africa centrale e occidentale, i resti di esseri umani e di animali sono assai ricercati a causa dei loro supposti poteri soprannaturali, anche da parte di uomini politici desiderosi di accrescere la propria influenza.

“Vi sono stati una ventina di uccisioni (di questa natura) dall’inizio dell’anno”, dice Jean-Elvis Ebang Ondo, presidente dell’associazione. Le vittime sono soprattutto bambine alle quali sono state amputate per lo più le labbra, la lingua e gli organi genitali.

Questa ripresa degli omicidi rituali provoca un movimento di rabbia contro i responsabili politici gabonesi, accusati di non agire con sufficiente energia per porre termine al fenomeno.

“Vogliamo gridare la nostra rabbia e dire alle autorità che tutto ciò deve cessare”, dichiara Jessy Miyzambou, membro dell’associazione “Grida di donne”, che organizza il 6 aprile una manifestazione a sostegno delle famiglie delle vittime.

“Il fenomeno dei crimini rituali è reale”, spiega un deputato che vuole restare anonimo per paura di rappresaglie. “Ma nessuno qui è disposto a denunciare niente per paura di ritrovarsi lui stesso in pericolo”.
In una vicenda che ha avuto grande eco, l’uccisore di una bambina di 12 anni ha accusato un senatore di esserne stato il mandante nel 2009, per potersi impossessare dei suoi organi. Il Senato lo ha privato dell’immunità a fine 2012, senza però che lo stesso, che nega tutto in blocco, sia stato oggetto di alcuna incolpazione.

Il Gabon non è l’unico paese africano toccato da questo fenomeno: in novembre, alcune persone hanno violato un centinaio di tombe a Porto Novo, capitale del Benin, un paese dell’Africa dell’ovest considerato la patria del vudù.

E in settembre, cinque persone sono state arrestate in Camerun a un posto di blocco mentre trasportavano la testa decapitata di un essere umano.






Camer.be, 13 febbraio 2013 (trad. ossin)



Un Camerunese scomparso in Gabon
Vivien Tonfack


Amadou Yogno, originario di Noun, è stato trovato morto e mutilato in una busta di plastica poi gettata in una scarpata a Ndjolé, una città del nord del Gabon.

La tragica storia risale al 21 gennaio scorso. Essendo trasportatore, Amadou, 46 anni, viaggia tranquillamente per i fatti suoi sulla linea Libreville-Lambaréné, quando viene avvicinato da un certo Nelson Hindzé, un giovane gabonese di 20 anni che, dice, ha bisogno del suo aiuto per i preparativi del matrimonio del fratello maggiore che si deve celebrare a Ndjolé. Dopo una contrattazione, i due concordano la somma di 50.000 Fcfa per due giorni di lavoro, e del fatto il camerunense informa sua moglie con una telefonata.

Quando Nelson e Amadou arrivano a Ndjolé, il primo scende dal camion per entrare in un negozio dove acquista un coltello da cucina, poi riprendono la strada.

Il giorno in cui tornano a Ndjolé, il giovane gabonese propone al camerunense di accompagnarlo ad una quindicina di chilometri più avanti  per un’altra commissione urgente. Oramai fidandosi, il camerunense accetta. Anche questa volta avverte sua moglie per telefono per dirle che andava a compiere un altro lavoro. 

Da qualche parte, a quindici chilometri oltre Ndjolé sulla strada verso Bitam, capoluogo della provincia di Ntem, il giovane gli chiede di fermarsi per un bisogno corporale. Ora, dietro un vecchio trattore a pala abbandonato da lustri, un gruppo di persone acquattate attende. Pronti a far scattare l’imboscata. Secondo le nostre fonti, essi prelevano Amadou dal camion brutalizzandolo. Scoppia una rissa. Accorgendosi che l’autista sta per avere il sopravvento, lo tramortiscono colpendolo alla testa con un  cerchione di auto, facendolo cadete ed immobilizzandolo.

Legato per bene, viene messo in ginocchio. Comprendendo quale sia il suo destino, l’autista supplica i suoi aggressori dicendo che ha 17 figli. Propone loro, tra le lacrime e le suppliche, di prendersi il camion e i 50.000 Fcfa che ha con sé. Tutto invano. La sentenza è già stata pronunciata da qualche parte. Sono solo i suoi organi che interessano i suoi assalitori.

Mentre è ancora vivo, i suoi assassini, secondo diverse fonti, gli strappano la lingua, poi i reni e il cuore, poi spaccano una parte del cranio per prendere il cervello. Al termine di questa mostruosa uccisione, il corpo viene messo in un sacco di plastica  e gettato in una scarpata lungo la strada che conduce a Bitam. Il giovane che lo ha trascinato in questa macabra trappola avrebbe ricevuto in cambio, oltre al camion di Amadou, anche la somma di 100.000 Fcfa e due targhe.

Preoccupata per il lungo silenzio di suo marito al termine dei due giorni dopo i quali l’infortunato avrebbe dovuto fare rientro a Libreville, sua città di residenza, Awa, la moglie di Amadou, informa i fratelli. 18 persone, tutti membri della comunità Bamoun, della quale faceva parte Amadou si rendono disponibili per le ricerche.

A Ndjolé, informano prima di tutto la gendarmeria per poi avviare essi stessi le ricerche. E’ merito della loro costanza se riconoscono il camion di Amadou, anche se con un numero di targa diverso, con una donna e un autista a bordo, mentre trasporta bibite e altre mercanzie verso Bitam.

Li fermano e pongono loro delle domande, la donna manda a quel paese la banda di camerunensi alla ricerca del connazionale sparito, sottolineando di essere gabonese e di non dovere rendere conto a degli stranieri.

Nel frattempo l’autista, sentendo quello che dicevano, decide di controllare i documenti del camion rendendosi conto che il nome che vi compariva è proprio quello dell’uomo di cui si parla. Tace però e rimette i documenti a posto. Non disponendo di poteri di polizia, il gruppo deve lasciare partire il camion, ma avverte un altro gruppo che si trova più avanti lungo la strada verso Oyem. Nuovo arresto del camion. Nuova discussione durante la quale uno degli amici di Amadou che lo conosceva bene per averlo più volte guidato, si mette a cercare i documenti nel posto dove Amadou era solito nasconderli. E’ ancora tutto come Amadou l’aveva lasciato: si tratta certamente del suo camion. Con l’aiuto dei gendarmi di Ndjolé, i due occupanti del camion vengono condotti alla brigata di questa città.


Dai sospetti agli arresti
I gendarmi di Bitam, chiamati in soccorso, individuano il giovane che aveva trascinato Amadou nella trappola mortale. All’inizio non vuole dire niente, poi, dopo qualche promessa di scaricare tutte le responsabilità sugli stranieri che hanno partecipato al colpo, finisce col raccontare che cosa era successo, nei minimi dettagli.

Rivela dunque che un camerunense, un Nigeriano, un gendarme in servizio a Bitam sono i complici dell’orribile omicidio, senza dimenticare la partecipazione di alcuni gabonesi, tra cui un certo LLoubou Boussengui, alias Koutch arrestato a Libreville.  Il mandante del crimine, nominativamente citato, sarebbe un uomo molto influente residente a pk8, un quartiere di Libreville.






Il come e il perché di questi crimini
...Gli organi da prelevare (lingua, sesso, cuore, sangue, mani, cervello ecc.) vengono sottratti a persone ancora vive e tra le grida di dolore degli sventurati che cadono nelle loro grinfie. Alcune vittime rapite e prese in trappola vengono condotte a domicilio o in luoghi insonorizzati e attrezzati per questo, la macelleria si effettua con la partecipazione del o dei mandanti e poi il corpo senza vita viene abbandonato su una spiaggia o tra le sterpaglie, quando non in una foresta o ai piedi di un albero di cui solo i loro marabutti conoscono le proprietà mistiche. In questi casi, gli investigatori hanno raramente trovato tracce di lotta che dimostrino che il crimine è stato perpetrato sul luogo della scoperta.
Tra gli autori di questi crimini, figurano dei trafficanti di organi umani che, senza ordinazione specifica, si procurano organi attraverso la profanazione di tombe o l’assassinio, e poi cercano acquirenti.
Secondo la testimonianza di qualcuno che ha abbandonato queste pratiche, il consumo della lingua preparata con ingredienti speciali, per esempio, procura a chi la mangia il potere di convincere ogni uditorio. Quello del sesso di una donna, un potere di seduzione, mentre il sesso di un uomo procura, a chi lo consuma, una potenza di influenza e di dominazione. I bagni nel sangue ringiovanirebbero e il consumo prolungherebbe la vita. Uno degli organi più cari e più ricercati resta il cuore che mangiano, cucinato con certe piante, scortecciato per assicurarsi, sembra, la longevità e resistenza e protezione. Tutte queste prove cui si assoggettano gli adepti di certi riti permetterebbero loro, sembra, di accedere alle alte funzioni, di mantenersi o diventare ricchi...
(M. Djabioh – Le Gabon énervant)

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