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L’Humanité, 5 luglio 2013 (trad. ossin)



Intervista di Damien Roustel a Samir Amin

La caduta di Morsi deve essere considerata come una vittoria del popolo



Economista franco-egiziano e presidente del Forum mondiale delle alternative, Samir Amin analizza gli ultimi avvenimenti politici in Egitto



I militari hanno deposto il presidente islamista Mohamed Morsi. La cosa la sorprende?

Samir Amin. La caduta di Morsi e del regime dei Fratelli Mussulmani era assolutamente prevedibile. Erano mesi che tutti gli Egiziani dicevano che bisognava fare un nuovo 25 gennaio, data dell’avvio della rivoluzione egiziana del 2011, per sbarazzarsi della cricca dei Fratelli Mussulmani al potere, che continuava la stessa politica di Mubarak, addirittura più violenta, di disprezzo fino all’estremo della democrazia. E’ stata organizzata una campagna di raccolta di firme da parte di un gruppo di giovani per chiedere le dimissioni di Morsi. Ha raggiunto 22 milioni di firme. Quando il numero di firme ha oltrepassato i 10 milioni, nessun media occidentale ne ha parlato. Se ne fossero state raccolte anche solo la metà in uno Stato come il Venezuela, che cosa non si sarebbe sentito! Questa campagna annunciava la manifestazione del 30 giugno. Essa ha visto scendere in piazza in tutto l’Egitto, secondo la polizia, 16 milioni di persone. Era ancora più impressionante delle grandi manifestazioni di gennaio e febbraio 2011.


Come lo spiega?

Samir Amin. Ciò significa che tra i Fratelli Mussulmani, da una parte, e il resto dell’opinione pubblica, dall’altra, l’equilibrio si è completamente rovesciato. Se effettivamente un anno fa, quando Morsi è stato a sua dire eletto, il popolo egiziano appariva diviso in due (50% con i Fratelli Mussulmani e 50% con i diversi  oppositori), oggi non è più così. In pochi mesi la il tracollo è stato totale. Morsi e i Fratelli mussulmani hanno fatto la peggiore politica economica e sociale possibile, ancora peggiore di quella di Mubarak. In tali condizioni la caduta di Morsi e dei Fratelli Mussulmani deve essere considerata come una vittoria del popolo egiziano.


Anche se per qualcuno si è trattato di un colpo di Stato?

Samir Amin. Gli Stati Uniti e l’Europa vorrebbero che Morsi ritorni al potere. Per gli Stati Uniti non c’è migliore servitore dei Fratelli Mussulmani perché è un governo totalmente impotente. E’ la loro migliore carta. E’ la ragione per la quale continueranno a evocare la legittimità elettorale di Morsi. Ma occorre sapere che le elezioni che hanno portato Morsi al potere sono state truccate. Vi è stata una gigantesca frode a profitto dei Fratelli mussulmani. Hanno distribuito ai poveri che portavano ai seggi delle scatole di viveri. Gli Egiziani non hanno preso sul serio queste elezioni. Gli stessi giudici egiziani si sono ritirati dai seggi perché questi erano occupati militarmente dai Fratelli Mussulmani. Malauguratamente la Commissione degli osservatori internazionali non ha visto niente. Questo regime non beneficia di alcuna legittimazione democratica. L’esercito ha proposto a  Morsi  un compromesso che consisteva in un rimpasto ministeriale, vale a dire una sorta di governo di unione nazionale. Rifiutando un simile compromesso, Morsi ha autorizzato la sola potenza armata a destituirlo. Io non definisco questo un colpo di Stato, anche se c’è stato un intervento dell’esercito.


I Fratelli Mussulmani e le altre formazioni islamiste come i salafisti sono oramai fuori gioco?

Samir Amin. Attualmente non possono vincere altre elezioni. E’ finita. Avranno una rappresentanza che forse non sarà nemmeno trascurabile. In realtà il loro elettorato rappresenta circa il 15% degli Egiziani. Se sono riusciti a passare dal 15% al 60%, è stato per merito di una frode gigantesca e del monopolio delle risorse finanziarie. La realtà è che sono largamente minoritari.


Si può avere fiducia nell’esercito egiziano?

Samir Amin. L’esercito non è più quello dei tempi di Nasser. Trenta anni di corruzione sistematica praticata dalla CIA hanno creato un corpo di dirigenti dell’esercito completamente corrotto, che fa parte oggi delle nuove classi ricche dell’Egitto. La prova è che gli Stati Uniti hanno immediatamente denunciato quanto accaduto e sospeso il loro aiuto. Non escludo però del tutto che buona parte degli ufficiali medi restino malgrado tutto nazionalisti, nel senso buono del termine, e non vedano il loro ruolo come quello di uno strumento di repressione delle masse popolari. L’esercito ha probabilmente, in queste condizioni, scelto un comportamento molto saggio. Ora vedremo cosa ne seguirà. E’ una vittoria ma non è la vittoria finale.


http://www.humanite.fr/monde/samir-amin-la-chute-de-morsi-doit-etre-consideree-545404