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Egitto: i Fratelli e il Grande esercito
Ahmed Bensaada

Quando nello scorso agosto Mohamed Morsi, il primo presidente egiziano civile eletto, si è scontrato coi vertici militari, i media “mainstream” hanno esaltato il suo “epico” exploit e si è assistito ad una vera e propria fioritura di titoli apologetici: “Il presidente egiziano colpisce il vertice dell’esercito”, “Il presidente Mohamed Morsi sfida l’esercito”, “Il presidente Morsi ha fatto un bel colpo contro l’esercito”, ecc.

Uno “specialista” ha spinto il ragionamento fino ad usare espressioni tratte da una fiaba africana, paragonando Morsi alla mangosta che attacca il cobra, “la cui sola speranza di salvezza è di mordere il temibile mammifero prima che quest’ultimo lo afferri alla gola”. Concludendo: “E’ quanto ha fatto il presidente islamista Mohamed Morsi con l’esercito” (1): la leggendaria vittoria del presidente-mangosta sul temibile esercito-cobra, conferma dell’onnipotenza della confraternita dei Fratelli Mussulmani (cui appartiene Morsi) e garanzia dell’irreversibile marcia verso la democrazia, che tutto abbatte al suo passaggio.


Morsi e il CSFA
E’ vero che il presidente Morsi è (apparentemente) riuscito a “spingere” alla pensione il maresciallo Hussein Tantaoui (77 anni), inamovibile ministro della difesa da venti anni, e anche il capo di stato maggiore dell’esercito, il generale Sami Anan (64 anni), numero due del Consiglio Supremo delle Forze Armate (CSFA), e non si tratta di cosa da poco.

Per dare consistenza all’atto, questa decisione presidenziale è stata anche accompagnata da voci secondo le quali i due ufficiali costretti alla pensione sarebbero stati anche posti agli arresti domiciliari, ma esse sono state rapidamente smentite.

Al contrario, questi stessi media hanno enfatizzato di meno il fatto che il nuovo Rais, non solo ha deciso di nominarli entrambi “consiglieri della presidenza della repubblica”, ma li ha anche decorati due giorni dopo il loro sedicente siluramento.

Notiamo en passant che la cerimonia di decorazione è stata trasmessa alla televisione nazionale, dettaglio rivelatore dell’importanza dell’avvenimento. Si è visto un presidente confondersi in ringraziamenti, dichiarando all’indirizzo di Tantaoui: “Tenuto conto della sua lealtà e del suo amor patrio, questo è un gesto di gratitudine da parte del popolo egiziano, e non del suo presidente, verso un uomo che è stato leale verso il suo popolo e il suo paese. Che Dio le conceda il successo!”(2)

Il maresciallo ha ricevuto il “Collare dell’ordine del Nilo”, la più alta onorificenza del paese, mentre il generale è stato decorato della “Insegna della Repubblica”.  

Il maresciallo Hussein Tantaoui è stato sostituito da Abdel Fattah el-Sissi, capo dei servizi di informazione militari. Si è fatto conoscere, nel periodo post-Mubarak, per avere giustificato i famosi “test di verginità” che i militari effettuavano sulle manifestanti (3).

Benché taluni osservatori abbiano interpretato la cerimonia della decorazione come il desiderio di Morsi di tenersi buono l’esercito, sembra piuttosto che la decisione di “pensionamento” sia stata presa di comune accordo coi militari in questione e con il CSFA (4). Tanto più che sembrerebbe, secondo fonti bene informate, che il generale Anan “goda di ottimi rapporti coi Fratelli Mussulmani” (5), come dimostreremo più avanti.


Morsi e le commemorazioni storiche
Ma il presidente Morsi non si è accontentato di questa cerimonia. Infatti, meno di due mesi dopo, ha approfittato dell’anniversario della “guerra dell’ottobre 1973” per decorare, a titolo postumo, l’ex presidente Anouar Sadat. Una onorificenza identica a quella conferita al maresciallo Tantaoui è stata consegnata al figlio dell’ex presidente. Ironia della sorte, fu in occasione della stessa commemorazione che, 31 anni fa, quasi nello stesso giorno, Sadat venne assassinato da militari appartenenti alla Jihad islamica egiziana, movimento fondato da ex membri della confraternita dei Fratelli Mussulmani.

Tentando una spiegazione di questo gesto altamente politico, il giornale libanese “Essafir” spiega che l’iniziativa del presidente islamista “getta nuova luce sulla interessante relazione nata nel corso degli anni 1970 tra Sadat e le leadership islamiste, soprattutto delle organizzazioni più fondamentaliste, molti esponenti delle quali egli liberò dalle galere nasseriane, utilizzandoli in un modo o nell’altro per indebolire i suoi oppositori politici nasseriani, nazionalisti, di sinistra ed altro, prima che le formazioni islamiste gli si rivolgessero contro, fino ad assassinarlo sulla tribuna della commemorazione della guerra di ottobre” (6).

Qualcuno, tra gli adepti della teoria della “mangosta”, ha ipotizzato che “la messa fuori gioco” dei due ufficiali superiori, abbia consentito al presidente Morsi di chiuderla con la “generazione del 1973”, per fare posto ad ufficiali più giovani (7). Con la decorazione postuma di Sadat, il cerchio si sarebbe chiuso.

E’ inutile dire che questa frenesia improvvisa di decorazioni militari conferite da un presidente che, non si dimentichi, è un civile, appare assai curiosa, soprattutto considerando il breve tempo trascorso da quando ha avuto accesso alla magistratura suprema e le tormentate relazioni della confraternita con l’esercito egiziano negli ultimi decenni. Ma l’aspetto più interessante di questa vicenda deriva dal fatto che alcune personalità che hanno segnato indelebilmente la storia moderna dell’Egitto sono state volutamente mantenute nell’oblio dal presidente Morsi.

In proposito, alcuni osservatori hanno rimarcato che l’incontestabile leader storico, il defunto presidente Jamal Abdel Nasser, non è stato decorato (a titolo postumo) nel corso delle celebrazioni per il 60° anniversario della “rivoluzione del 23 luglio 1952”. Peggio ancora, il presidente appartenente ai Fratelli Mussulmani si è limitato a commemorare questa data con un semplice discorso televisivo, infarcito di critiche implicite ed esplicite all’era nasseriana (8).

Parlando di questa era, Nevine Ahmed scrive: “Nessuno può negare che questo periodo abbia dolorosamente segnato la vita di molti, soprattutto dei Fratelli Mussulmani, soprattutto con le detenzioni e le torture nelle prigioni. C’è dunque una ostilità storica tra i Fratelli e l’epoca di Nasser”(9).

A questa verità lapalissiana si può giusto aggiungere una domanda, di concerto con i (di giorno in giorno sempre più numerosi) detrattori del nuovo Rais, se cioè Morsi sia il presidente di tutti gli Egiziani, o soltanto dei Fratelli Mussulmani, come sembra suggerire la sua memoria storica selettiva.

Sicuramente Nasser viene considerato dalla confraternita come un nemico giurato dell’islamismo, ma non è questa la sola ragione che giustifica le “amnesie” selettive. E’ infatti noto che, sia l’esercito egiziano, che il governo islamista, sono alleati dell’amministrazione USA. L’esercito si mantiene grazie ad una generosa rendita annuale, mentre il governo gode di un indiscutibile sostegno politico “post-primaverile”. Al contrario, Nasser e gli Stati Uniti si consideravano reciprocamente come dei nemici. Per illustrare questo assunto, cosa c’è di più eloquente della famosa dichiarazione nasseriana: “Se volete che gli Stati Uniti siano soddisfatti di me, sappiate che sono sulla cattiva strada”.

A voler credere a quanto dice Bernard Lugan, l’esercito egiziano si dividerebbe in tre distinti gruppi: “uno stato maggiore composto da vecchi al soldo di Washington, una frazione islamista difficile da censire numericamente ed una maggioranza composta da ufficiali e sottufficiali nazionalisti che hanno come modello il colonnello Nasser” (10). In questo caso particolare, e tenendo conto che per una frangia non trascurabile della popolazione e degli intellettuali egiziani Nasser non è solo un caro figlio dell’Egitto, ma anche un eroe del panarabismo, sembra evidente che Morsi rischia di alienarsi le simpatie di una parte dell’esercito  e dell’opinione pubblica, cosa che non contribuirebbe certo a migliorare la sua fama di “presidente dei Fratelli”.


Morsi e lo sceicco cieco    
Nel suo discorso simbolico in piazza Tahrir, solo qualche giorno dopo la sua elezione alle più alte funzioni dello Stato, Morsi  fece una dichiarazione assai poco commentata dalla stampa internazionale, ma che non è passata inosservata negli Stati Uniti. Ha strombazzato alto e forte: “Farò tutto il possibile per la liberazione (…) dei detenuti, ivi compreso lo Sceicco Omar Abdel-Rahman”, condannato nel 1995 all’ergastolo dalla giustizia USA per un complotto mirante a colpire obiettivi newyorkesi e ad assassinare l’ex presidente egiziano Hosni Mubarak (11).

Ma chi è questo Sceicco che Morsi si è sentito obbligato di menzionare in uno dei suoi primi discorsi presidenziali come se si trattasse di un affare cruciale per il paese? Di fatto lo Sceicco Omar Abdel-Rahman, soprannominato “lo Sceicco cieco”, a causa di una cecità contratta nell’infanzia, è il capo spirituale della Jamaa el-Islamiya, organizzazione islamista egiziana che ha preso il posto della Jihad islamica egiziana e che è stata responsabile di diversi attentati terroristi in Egitto e negli Stati Uniti. Giudicato colpevole del primo attentato contro il World Trade Center nel 1993, lo Sceicco Abdel-Rahman sconta attualmente una pena all’ergastolo negli Stati Uniti (12).

La richiesta di liberazione dello Sceicco avanzata dal presidente neo eletto si è attirata le ire di numerosi politici USA, come si vede dalla lettura di qualcuna di esse.

Il senatore Charles Schumer ha sostenuto che “le dichiarazioni offensive del presidente Morsi costituiscono un insulto alla memoria delle vittime dell’attentato del World Trade Center” e che lo Sceicco Abdel-Rahman è “un terrorista che progettava di uccidere degli Statunitensi innocenti, rassicuratevi, egli resterà dove gli spetta, in prigione per il resto dei suoi giorni”.

Il senatore Kirsten Gillibrand ha, dal canto suo, definito la dichiarazione di Morsi, “non solo scandalosa, ma anche fonte di grande preoccupazione circa il rispetto nutrito da Morsi per il primato del diritto e della democrazia” (13).
E’ da notare che nel 2006 Ayman el-Zawahiri, all’epoca n. 2 di Al Qaida, e lui stesso ex membro influente della Jihad Islamica Egiziana, aveva annunciato la fusione tra la Jamaa el-Islamiya e Al-Qaida (14). Uno dei motivi di tale fusione è stato proprio quello dell’imprigionamento dello Sceicco Abdel-Rahman.

Elemento interessante in questa storia: lo Sceicco era stato incarcerato dopo l’assassinio del presidente Sadat, accusato di avere emesso una fatwa che autorizzava la sua uccisione (15) e di avere fomentato l’attentato. Successivamente venne assolto per insufficienza di prove ma espulso dal paese.

Così emerge chiaramente l’ambivalenza politica del presidente Morsi: allo stesso tempo decora a titolo postumo un presidente assassinato e chiede la liberazione della persona su cui gravano pesanti sospetti di avere organizzato il suo omicidio.

E questa vicenda mostra anche con chiarezza il doppio gioco di Morsi: pretende di essere “il presidente di tutti” rendendo omaggio al suo predecessore, ma non dimentica i suoi “compagni d’arme” islamisti, a dimostrazione della sua fedeltà alla confraternita e al suo “Mourchid” (Guida suprema dei Fratelli Mussulmani).


Un matrimonio molto particolare
Il 31 agosto 2012, vale a dire poco più di due settimane dopo la “messa a riposo” del maresciallo Tantaoui e del generale Sami Anan, l’hotel a cinque stelle “El Masah” del Cairo accoglieva un matrimonio molto sfarzoso. La febbrile agitazione che si poteva notare in questo albergo di proprietà delle Forze Armate egiziane era all’altezza della notorietà dei novelli sposi, ma soprattutto di quella degli invitati. Quel giorno Mohamed Mamdouh Chahine convolava a giuste nozze con Ithar Kaml el-Katatni.

Il felice sposo è il figlio del generale Mamdouh Chahine, membro influente del CSFA e assistente del Ministro della difesa, incaricato delle questioni giuridiche e costituzionali. L’affascinante sposa di 25 anni è la figlia dell’ingegnere Kamal el-Katatni. Che è parente di Saad el-Katatni, ex presidente dell’Assemblea del popolo egiziano disciolta, membro dell’Ufficio orientamento dei Fratelli Mussulmani e attualmente presidente del partito della libertà e della giustizia (vetrina politica dei Fratelli Mussulmani).

Ma, al di là degli aspetti mondani, questo matrimonio tra il figlio di un alto graduato dell’esercito e un componente della famiglia di un alto dignitario islamista proveniente dai Fratelli Mussulmani ha fatto molto scalpore.

Prima di tutto non poteva passare inosservata la presenza del generale Sami Anan, seduto affianco a Saad el-Katatni. Questa prima apparizione pubblica del generale “silurato” ha messo a tacere tutte le voci circa il suo arresto. Ma ancor più, si è potuto notare che Sami Anan viaggiava a bordo della stessa auto di servizio che gli era assegnata quando era in servizio ed era protetto da guardie del corpo. Inoltre il giornale “Al-Youm el-Sabii” riferisce che, alla fine della cerimonia, “il generale Sami Anan è entrato in una sala VIP accompagnato dal dottor Saad el-Katatni e la porta della sala è stata chiusa dietro di loro” (16). Lo stesso giornale ha pubblicato numerose foto dove si vedono molte personalità che sarebbe stato difficile immaginare insieme: il mufti della Repubblica, personalità salafiste, sufi o Fratelli Mussulmani, ex ministri, uomini di affari ecc.

Questa eteroclita assemblea dimostra fino a quel punto l’esercito e gli islamisti possano coabitare in “perfetta armonia” e indica che Sami Anan coltiva buoni rapporti coi Fratelli Mussulmani, come già detto prima. La sua messa a riposo, come quella del suo superiore, da parte di Morsi, il presidente islamista, non può essere interpretata come un “siluramento”, ma piuttosto come un accordo concluso tra le due istituzioni più forti sulla scena egiziana: l’esercito e la confraternita.


L’esercito alla riscossa di Morsi
Contrariamente a quanto adesso vanno dicendo, gli islamisti non sono dei “rivoluzionari” della prima ora. Essi si sono mostrati assai scettici all’inizio delle manifestazioni contro Mubarak e, solo molto tardivamente, si sono uniti al movimento di protesta. Inoltre, solo qualche mese dopo la caduta del presidente, essi manifestarono l’intento di separarsi dal movimento per la democrazia nato in piazza Tahrir. Commentando questo periodo, il professore Stephane Lacroix scrive: “Se erano stati alleati durante la rivoluzione, giovani rivoluzionari e Fratelli Mussulmani hanno presto scelto strade differenti. I Fratelli hanno preso le distanze dalla piazza, preferendo impegnarsi nel gioco politico istituzionale. Essi hanno fatto  finta di nutrire fiducia nel processo di transizione guidato dal Consiglio Supremo delle Forze Armate (CSFA) con il quale, riprendendo le abitudini degli anni di Mubarak, non hanno esitato a negoziare di nascosto” (17). In seguito i Fratelli Mussulmani sono stati regolarmente accusati di collusione coi militari.

Già nel luglio 2011 (più di un anno prima del pensionamento dei due alti gradi del CSFA), Mohammed Badie, Mourchid dei Fratelli Mussulmani, indicava la strada ai membri della confraternita. Dopo gli incidenti di piazza Abbassiya che avevano provocato più di 300 feriti tra i manifestanti per la democrazia che volevano marciare sul ministero della difesa, egli dichiarò. “Noi difenderemo sempre l’esercito e l’esercito ci difenderà” (18).

Con la promulgazione del decreto del 22 novembre 2012, Morsi si concedeva poteri che gli oppositori definivano faraonici. Questo accadeva dopo gli scontri tra gli islamisti e l’opposizione liberale e di sinistra che  hanno provocato sette morti  e centinaia di feriti. I carri armati riapparvero nelle strade del Cairo e Morsi chiese, con decreto, all’esercito di garantire la sicurezza del paese. Gli accordò il potere di arrestare i civili, potere assai criticato dai “rivoluzionari” durante il periodo di transizione post Mubarak. Rieccolo dunque l’esercito sul palcoscenico politico del paese, che protegge gli islamisti a loro richiesta, come domandato più di un anno prima dal Mourchid, e che impedisce al paese di precipitare nel caos.

Il Fronte di salvezza nazionale, principale coalizione dell’opposizione che raggruppa i movimenti di sinistra, i laici e i liberali, si è mobilitato contro la deriva autocratica del presidente Morsi. La coalizione si è anche fermamente opposta alla forzatura voluta  dal governo di una scrittura accelerata della costituzione da parte degli islamisti e di organizzare un referendum costituzionale in tempi assai ravvicinati.

Rendendosi conto di questa pericolosa bipolarizzazione della società egiziana, l’esercito ha intimato al governo islamista e all’opposizione di dialogare. Il portavoce delle forze armate ha dichiarato che, senza dialogo, l’Egitto avrebbe imboccato “un sentiero oscuro, foriero di un disastro” che l’istituzione militare “non avrebbe permesso” (19).

Così, contrariamente a quanto divulgato dai media “mainstream” in occasione dell’apparente allontanamento di Tantaoui e Anan, questa unilaterale decisione delle Forze Armate dimostra fino a quale punto l’esercito non sia subordinato al potere in carica e quanto esso resti sempre al timone del paese. Anche se l’incontro tra le due parti non vi è poi stato, deve notarsi che l’esercito ha rinunciato a questa idea solo dopo che il FSN ha invitato i suoi militanti a partecipare al referendum costituzionale, cosa che ha sensibilmente ridotto la tensione esistente nel paese. In definitiva, tutto lascia pensare che l’istituzione militare abbia scelto di lavorare con il gruppo politico più forte e più strutturato del paesaggio politico egiziano, vale a dire i Fratelli Mussulmani. Questa opzione è stata molto probabilmente “incoraggiata e consigliata” dall’amministrazione USA (20), che ha stretti legami con entrambe le parti, e ciò da decenni.

Quindi la decisione di pensionare il maresciallo Tantaoui e il generale Anan sembra essere stata presa congiuntamente, e in modo consensuale, da parte dell’esercito e del governo islamista di Morsi.

Secondo l’opposizione, la collusione tra queste due istituzioni traspare dall’art. 197 della nuova costituzione, che non sottopone davvero a controllo il bilancio dell’esercito, cosa che permette a quest’ultimo di continuare a beneficiare dei privilegi di cui godeva sotto Mubarak.

Il 22 dicembre scorso, giorno della seconda fase del referendum costituzionale, Anne Patterson, l’ambasciatrice degli Stati Uniti al Cairo, ha visitato alcuni seggi elettorali nella capitale egiziana. Vedendo la diplomatica, alcuni elettori hanno cominciato a gridare: “Islamiya, Islamiya” (22), considerandola una ingerenza USA negli affari interni del loro paese. Questa animosità popolare ha costretto l’ambasciatrice a tornarsene indietro, evitando qualche seggio elettorale “Inospitale”.

Un episodio che dimostra fino a qual punto la diffidenza del “popolino” nei confronti dell’onnipresenza USA in Egitto (prima e dopo Mubarak) contrasti singolarmente con la qualità delle relazioni che intrattengono invece esercito egiziano e Fratelli Mussulmani con l’amministrazione statunitense.

Nella mitologia dell’antico Egitto, il Dio “Re” si trasforma in un enorme “ichneumon” (mangosta) per combattere “Apophis” (serpente gigante che personifica il male). Nell’Egitto attuale, la mangosta e il cobra sono più propensi a danzare insieme, sulle note di un flauto suonato da un incantatore molto abile.
Ma gli spettatori non sembrano apprezzare per niente la musica.



Note:

1- Christophe Ayad, « Le président égyptien frappe l'armée à la tête », Le Monde, 13 agosto 2012,
http://www.lemonde.fr/international/article/2012/08/13/le-president-egyptien-frappe-l-armee-a-la-tete_1745535_3210.html


2- AFP, « En Égypte, Mohamed Morsi décore les généraux qu'il a limogés », Le Monde, 14 agosto 2012,
http://www.lemonde.fr/afrique/article/2012/08/14/en-egypte-mohamed-morsi-decore-les-generaux-qu-il-a-limoges_1746160_3212.html


3- AFP, « Un général égyptien justifie les "tests de virginité" sur des manifestantes », Le Point.fr, 26 giugno 2011,
http://www.lepoint.fr/monde/un-general-egyptien-justifie-les-tests-de-virginite-sur-des-manifestantes-26-06-2011-1346233_24.php


4- Karim Kebir, « Morsi écarte l’armée du pouvoir », Liberté, 13 agosto 2012,
http://www.liberte-algerie.com/actualite/morsi-ecarte-l-armee-du-pouvoir-il-met-a-la-retraite-le-marechal-tantaoui-et-annule-la-declaration-du-17-juin-183640


5- Maghreb Intelligence, « Le général Anan, au chevet de l’Égypte », 3 agosto 2012,
http://www.maghreb-intelligence.com/portrait/2523-le-general-anan-au-chevet-de-legypte.html


6- Essafir, « Morsi décore Sadate! », 4 ottobre 2012,
http://www.assafir.com/Article.aspx?EditionId=2273&ChannelId=54554&ArticleId=606&Author=


7- Alain Gresh, « Égypte, de la dictature militaire à la dictature religieuse? », Le Monde diplomatique, Novembre 2012,
http://www.monde-diplomatique.fr/2012/11/GRESH/48350


8- Essafir, Op.Cit.


9- Névine Ahmed, « Entre Nasser et Morsi, des jeunes si semblables…si différents! », Le Progrès Égyptien, 24 luglio 2012,
http://213.158.162.45/~progres/index.php?action=news&id=14706


10- Bernard Lugan, « Irak, Libye, Syrie, Égypte et demain Iran. La stratégie du chaos », Metamag, 14 dicembre 2012,
http://metamag.fr/metamag-1084--Irak--Libye--syrie--Egypte-et-demain-Iran-La-strategie-du-chaos.html


11- AFP, « Morsi promet d'agir pour faire libérer Omar Abdel-Rahman aux États-Unis », Romandie.com,
http://www.romandie.com/news/archives/_Morsi_promet_d_agir_pour_faire_liberer_Omar_Abdel_Rahman_aux_Etats_Unis47290620121920.asp?


12- David D. Kirkpatrick, « Egypt’s New Leader Takes Oath, Promising to Work for Release of Jailed Terrorist », The New York Times, 29 giugno 2012,
http://www.nytimes.com/2012/06/30/world/middleeast/morsi-promises-to-work-for-release-of-omar-abdel-rahman.html?pagewanted=all&_r=2&


13- Jonathan Dienst, « Area Pols Condemn Egypt's Next President for Supporting '93 WTC Terrorist », NBC New York, 29 giugno 2012,
http://www.nbcnewyork.com/news/local/mohammed-morsi-egypt-president-terrorist-free-sheik-omar-abdel-rahman-160899635.html


14- Andrew Cochran, «  New Al Qaeda Tape Announces "Merger" With Egyptian Islamic Group, a.k.a. Gamaa Islamiya », Counter Terrorism Blog, 5 agosto 2006,
http://counterterrorismblog.org/2006/08/new_al_qaeda_tape_announces_me.php


15- Christophe Ayad, « Géopolitique de l’Égypte », Editions Complexe, Bruxelles, 2002, 143 pag. Il passaggio citato nell’articolo può essere consultato al seguente indirizzo URL :
http://books.google.ca/books?id=PsSis3j9u40C&pg=PA101&lpg=101#v=onepage&q&f=false


16- Mohamed Ahmed Tantaoui, « En photos : Le général Anan assiste au mariage du fils du général Mamdouh Chahine et rencontre l’ancien chef de l’assemblée du peuple Saad el-Katatni », El-Youm el-Sabii, 31 agosto 2012,
http://www1.youm7.com/News.asp?NewsID=771649


17- Stéphane Lacroix, « L'Égypte, l'armée et les Frères », Le Monde, 25 giugno 2012,
http://www.lemonde.fr/idees/article/2012/06/25/l-egypte-l-armee-et-les-freres_1724180_3232.html


18- Alexandre Buccianti, « Égypte : les Frères musulmans confirment leur rapprochement avec l'armée contre les révolutionnaires », RFI, 25 luglio 2011,
http://www.rfi.fr/afrique/20110724-freres-musulmans-confirment-leur-rapprochement-armee-contre-revolutionnaires


19- AFP, « L'armée égyptienne somme pouvoir et opposition de dialoguer », Libération, 8 dicembre 2012,
http://www.liberation.fr/depeches/2012/12/08/egypte-les-islamistes-refusent-de-reporter-le-referendum_866142


20- Jacques Chastaing, « Égypte : la révolution et les islamistes », Culture & Révolution, 28 settembre 2012,
http://culture.revolution.free.fr/en_question/2012-10-06-Egypte_la_revolution_et_les_islamistes.html


21- R.B., « Égypte : pourquoi le projet de Constitution inquiète » Le Parisien.fr. 23 dicembre 2012,
http://www.leparisien.fr/international/egypte-pourquoi-le-projet-de-constitution-inquiete-23-12-2012-2430051.php

22- Bahjat Abou Deif, « Les électeurs scandent contre l'ambassadrice américaine "islamique ... islamique" », El-Youm el-Sabii, 22 dicembre 2012,
http://www2.youm7.com/News.asp?NewsID=884626