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Via Bettino Craxi


Il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, ha annunciato che presto la nostra Capitale dedicherà una via, a titolo di “doveroso omaggio e riconoscimento” , a “un grande leader che ha anticipato la modernizzazione del Paese”: Bettino Craxi. Il sindaco di Milano Letizia Moratti è già al lavoro per identificare una via o una piazza da intitolare a Bettino Craxi nel centro di Milano. Il partito socialista ha lanciato  un appello al sindaco di Palermo, Diego Cammarata, affinché dedichi una strada a Bettino Craxi.
Prima di ogni altra città, il consiglio comunale di Napoli aveva l’anno scorso deciso di intitolare una piazza a Bettino Craxi, anche se la delibera non ha ancora trovato attuazione perché i regolamenti della toponomastica stabiliscono che debba passare almeno un decennio dalla morte. Ma il sindaco, Rosa Russo Iervolino non era d’accordo e assennatamente aveva osservato che un giudizio sereno richiede tempo, almeno per sedare le polemiche. Niente da fare, il voto frettoloso ha accomunato tutti, tranne Rifondazione Comunista e i Comunisti Italiani, mentre si sono astenuti il sindaco e tre consiglieri.
Tutte queste decisioni sono accompagnate da commemorazioni dello statista, ma in genere non fanno cenno delle condanne definitive inflittegli per corruzione ed altro. Non si capisce dunque se si intenda onorarne la memoria nonostante le condanne, come dire che uno statista può essere apprezzato anche se si sia fatto corrompere. O piuttosto si sottintenda che le condanne non erano meritate, frutto di un complotto di giudici e comunisti, o forse la ragione dell’onoreficenza sta proprio nelle condanne, come fosse una riparazione postuma per l’inusitato e inaccettabile affronto fatto a un potente: averlo processato e condannato.
Per quanto mi riguarda, continuo ad associare la memoria di Bettino Craxi a quella di un paese malato, soggiogato da una vorace cleptocrazia. Erano gli anni ’80, tempi in cui l’onestà era un affare da stupidi, c’era chi esortava ad arricchirsi e uomini dalle cravatte arroganti confondevano bellamente furto e modernizzazione. Era il tempo in cui i sarti cominciarono a chiamarsi stilisti e i bottegai imprenditori, tempo di strade inutili e soldi facili per architetti e affini. Erano tempi di una politica debole e asservita agli interessi di chi poteva pagare. Almeno in questo diversi da quelli di oggi, oggi che i ricchi non hanno più bisogno dei politici, fondano loro stessi partiti personali, intercettano i telefoni e fanno ballare i governi al suono degli scandali montati dai loro giornali. Oggi non resta molto altro da fare ai consiglieri comunali se non di intitolare strade, nel vuoto di politica è forse l’unico modo di segnalare la propria esistenza. Ben vengano dunque le piazze e le strade intitolate a Bettino Craxi! Magari nelle borgate o nei quartieri periferici ad alta densità criminale. Sarà almeno di consolazione alle famiglie dei detenuti pensare che un giorno anche per loro potrebbe esserci una strada.

Azazello