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 Crisi siriana, luglio 2013 - Bachar el-Assad ha rilasciato una lunga intervista, pubblicata lo scorso 4 luglio, al quotidiano al-Sawra (Rivoluzione). Ha affrontato molte questioni, spaziando dagli avvenimenti in Siria, alla crisi del nazionalismo arabo, alla caduta di Morsi in Egitto. Ne pubblichiamo una sintesi (nella foto, il presidente siriano Bachar el-Assad, con la moglie Asma)







Intervista al quotidiano siriano al-Sawra, il 4 luglio 2013 - Così parla Bachar el-Assad

“Gli avvenimenti in Siria non sono una rivoluzione, ma è  terrorismo”



Damasco. Bachar el-Assad ha accordato un’intervista al giornale al-Sawra, pubblicata il 4 luglio, nella quale il presidente siriano ha affrontato gli ultimi avvenimenti, sia dal punto di vista della politica interna che di quella regionale, ed ha chiarito i grandi concetti di patria, jihad e rivoluzione.


I Fratelli Mussulmani al servizio del neocolonialismo
“La patria è l’appartenenza che significa cultura e identità”, ha detto il presidente el-Assad, che ha aggiunto che le crepe nelle società arabe sono cominciate con l’apparizione dei Fratelli Mussulmani. E si sono approfondite, dopo l’indipendenza, a causa del ruolo negativo che la confraternita ha svolto in parecchi paesi arabi, tra cui la Siria.


L’esperienza dei Fratelli Mussulmani al potere è stata un fiasco prima ancora di cominciare, perché la loro idea di potere non si armonizza con la natura delle persone”, ha fatto notare, definendo “ipocrita” il progetto dei Fratelli che mira a seminare la sedizione nel mondo arabo.


Ha affermato che uno dei diversi mezzi cui ricorre la colonizzazione per occupare i paesi liberi è quello di seminare la sedizione, per provocare divisione e smembramento, la più pericolosa delle quali è la scomposizione dell’unica identità nazionale, ed è riuscita a far nascere dei gruppi isolati che si contrappongono agli altri. “Credo che le crepe all’interno delle società arabe siano cominciate ad apparire con la fondazione dei Fratelli Mussulmani”, ha fatto notare, aggiungendo che la prima crepa è stata tra arabismo e islam, separandoli in due campi contrapposti: quello degli islamisti e quello dei nazionalisti.


E il presidente el-Assad ha continuato: “L’ideologia colonialista ha proseguito i suoi tentativi attraverso differenti tappe, tra cui la Guerra del Libano, il cui obiettivo era di creare una divisione per i Mussulmani e una per i Cristiani”.


Ha detto che la Siria è la patria di tutti, altrimenti non avrebbe potuto resistere alla sedizione. “Noi siamo rimasti saldi grazie alla solida coscienza popolare in Siria. Così abbiamo potuto porre termine alla sedizione”, ha assicurato.


Sulla vera rivoluzione
A proposito degli attuali avvenimenti in Siria, il presidente el-Assad ha considerato che la vera rivoluzione è quella che nasce all’interno e non viene telecomandata dall’estero. “Le vere rivoluzioni sono fatte spontaneamente dal popolo, hanno ragioni interne, sono guidate da élite intellettuali e ideologiche, ma in Siria il condizionamento estero era chiarissimo”, ha segnalato.


Ha ricordato che la rivoluzione dell’8 marzo 1963 in Siria – che ha portato il partito Baath al potere – si proponeva di rafforzare la patria, la società e l’economia, diffondere la scienza e la conoscenza, sostenere il popolo siriano di tutte le componenti. E formare un esercito ideologizzato, fondato su dei principi rivoluzionari e dei valori intellettuali che lo rendessero fermo davanti a vicende come gli avvenimenti attuali in Siria. “La rivoluzione del 1963 è stata fatta per costruire l’Uomo e la Patria, non per distruggerle”, ha assicurato.


Sull’identità araba
Tornando sul tema dell’identità, il presidente el-Assad ha detto che vi sono due tipi di persone: quelli che hanno abbandonato la propria identità e hanno inseguito il sogno occidentale, mentre altri si sono orientati verso l’estremismo religioso. A insistito, in proposito, sul fatto che l’identità araba è moderata a tutti i livelli, sociale, culturale, politico, religioso.


Ha avvertito che sia l’estremismo che la subalternità ai modelli occidentali sono devastanti per l’identità e provocano disordini, come accade in Siria e anche in altri paesi.


Per ciò che riguarda la definizione di “rivoluzione” a proposito di quanto accade in Siria, il presidente el-Assad ha detto: “Definire in tal modo gli avvenimenti siriani equivale a considerare le azioni di Israele contro i Palestinesi una ‘rivoluzione israeliana contro la giustizia palestinese’ e anche la guerra degli Stati uniti in Afghanistan e in Iraq come una rivoluzione”.


Il presidente el-Assad ha fatto notare che l’Occidente e i suoi media si sforzano di spingerci in questa trappola per mascherare la realtà. “Talune pratiche politiche sono state appoggiate da una copertura mediatica per legalizzarle a livello popolare”.


“Rivoluzione” o terrorismo in Siria?
Il presidente el-Assad ha proseguito: “Ma nemmeno l’informazione occidentale e le dichiarazioni fatte da alcune parti occidentali ostili alla Siria hanno potuto evitare di confrontarsi con la realtà dei fatti, vale a dire con la constatazione che quanto accade in Siria non è una rivoluzione, ma quel terrorismo di cui attualmente parlano”. Ha sottolineato che quanto accade in Siria è oggi nelle mani di chi ci vive. “Il popolo siriano è oggi il solo che combatte la sua guerra con fermezza”, ha assicurato.


A proposito della trasformazione della Siria in terra di jihad, il presidente el-Assad ha negato che la Siria si sia trasformata in terra di jihad, ed ha sostenuto che si è trasformata in una terra di terrorismo.


“Il caos è un fattore che attira il terrorismo, ma non è l’unico, in quanto vi sono dei paesi stranieri che sostengono questo terrorismo per colpire la Siria, la sua posizione di resistenza e la sua unità nazionale, distruggere le sue infrastrutture e la sua economia, oltre che per sbarazzarsi dei gruppi terroristi takfiriti (ndr: salafiti e wahabiti sunniti) che sono stati per loro un’ossessione per decenni”, ha aggiunto.


Egli ha tenuto a sottolineare che quanto accade in Siria è una crisi morale prima ancora di parlare di estremismo, takfirismo e di ingerenza straniera. Egli ha posto l’accento sul ruolo importante degli istituti religiosi durante la crisi attuale, ricordando che lo Stato ha molto curato il settore religioso, specialmente dopo la crisi dei Fratelli Mussulmani negli anni ’80. “Alla luce della crisi attuale, lo Stato dovrà interessarsi di più al settore religioso, specialmente agli istituti religiosi”, ha sottolineato.


Contro il ripiegamento religioso
Parlando delle misure prese dalla Siria di fronte alla sedizione confessionale in Libano e in Iraq, il presidente el-Assad ha affermato che la Siria aveva respinto ogni aggressione contro qualsiasi paese arabo, perché conosce le catastrofiche ricadute di una simile guerra, sostenendo che egli aveva avvertito i leader USA che la guerra contro l’Afghanistan rafforza e diffonde il terrorismo e che quest’ultimo deve essere sradicato attraverso la cultura, l’insegnamento e anche l’economia.
Ha tenuto a sottolineare che la struttura confessionale della società spinge lo Stato alla rovina e non alla vittoria.


Per quanto concerne le accuse occidentali che imputano al presidente el-Assad la responsabilità di creare delle divisioni nella società, egli ha argomentato: “Se queste analisi fossero state giuste, la Siria sarebbe immediatamente caduta in una guerra civile”, ribadendo che se lo Stato e il popolo hanno resistito, ciò significa che rappresentano la maggioranza non la minoranza, e che la maggioranza del popolo e tutte le confessioni appoggiano lo Stato.


Ha espresso il proprio rincrescimento per il fatto che queste tesi confessionali non sono state diffuse solo da takfiriti estremisti, ma anche da alcuni che sostengono di essere laici, sottolineando l’importanza del fatto che la maggioranza dei fedeli non parla di confessionalismo, sapendo bene che esso è in contraddizione con la religione.


Sul progetto nazionale arabo
Interrogato sul pericolo che si perda il progetto nazionale arabo in favore dell’estremismo e del takfirismo, il presidente el-Assad ha affermato che tre sono i fattori che minacciano l’identità araba, vale a dire l’aspirazione a occidentalizzarsi, l’estremismo e la cattiva gestione dei governi arabi che si sono succeduti, tutto ciò spinge certuni ad allontanarsi dal concetto arabo. “Questi fattori hanno portato un duro colpo al progetto nazionale arabo”, ha fatto notare, aggiungendo che il concetto nazionale non è finito, perché è legato al nazionalismo e all’arabismo.


Quanto al rifiuto assoluto della Siria di accettare un dialogo con i Fratelli Mussulmani, in quanto partito politico siriano, il presidente el-Assad ha sottolineato che la Siria ha tentato più volte il dialogo con i Fratelli Mussulmani, soprattutto negli anni ’80, ma questi ultimi non hanno mai rinunciato all’ipocrisia e al loro obiettivo di prendere il potere. “Noi possiamo dialogare con loro, in quanto persone e non in quanto partito perché il concetto di partito religioso viene respinto da noi e dalla nuova costituzione. Noi non siamo contro la religione ma tutto al contrario noi siamo per la religione che è una vocazione”, ha spiegato.


Ha assicurato che sarà il popolo a scegliere, attraverso un referendum popolare, i risultati di ogni dialogo con tutte le parti, e ciò sarà fatto nell’interesse della patria.


Sulla crisi egiziana
Passando alla situazione in Egitto, il presidente el-Assad ha affermato che quanto accade in Egitto è la fine del cosiddetto Islam politico, sottolineando che quelli che usano la religione per scopi politici o per altri interessi particolari falliranno, in ogni paese del mondo.


Il presidente ha detto: “Non si possono ingannare tutti per sempre. A maggior ragione col popolo egiziano, la cui civiltà è millenaria ed è portatore di un limpido pensiero nazionale arabo”.


Ha notato che, dopo un anno, il popolo egiziano ha capito bene, soprattutto con la cattiva gestione dei Fratelli Mussulmani, che lo ha aiutato a comprendere le menzogne diffuse agli esordi della rivoluzione popolare in Egitto. Ha aggiunto che questo genere di regime è votato all’insuccesso perché ha per obiettivo, di fatto, quello di seminare la sedizione nel mondo arabo.


E ha proseguito rivelando che, quando il presidente egiziano ha assunto la decisione di rompere le relazioni diplomatiche con la Siria, vi sono state da parte egiziana dei contatti con la Siria per giungere ad un compromesso, ciò vuol dire che c’è gente in Egitto che non condivide tale decisione.


Sulla riconciliazione in Siria
Sul piano interno, il presidente el-Assad ha sottolineato che vi sono persone che hanno sabotato le infrastrutture e preso le armi, senza però commettere omicidi, affermando che per questi è possibile una soluzione politica, in quanto hanno agito solo contro il diritto pubblico, di cui è responsabile lo Stato. Ma per quelli che hanno ucciso delle persone, qui siamo nel campo privato e lo Stato non ha diritto di rinunciare all’azione penale contro di loro. Ha fatto notare che, nel corso dei suoi incontri con le famiglie dei martiri, ha ascoltato molti dire: “Se il sangue dei nostri figli contribuirà a risolvere il problema, potremmo anche tollerare una soluzione politica”, insistendo sull’importanza della tolleranza per risolvere le crisi nazionali.


Al livello politico, ha insistito sull’importanza di garantire gli interessi e i principi dello Stato, che ha il dovere di garantire gli interessi del Cittadino siriano.


Passando alle condizioni di vita del popolo siriano, il presidente el-Assad ha affermato che la situazione della sicurezza condiziona direttamente l’economia, sottolineando che i paesi che tentavano di colpire la Siria, utilizzando l’idea della rivoluzione e del terrorismo che sono falliti, sono ricorsi anche alle sanzioni economiche per vendicarsi del Cittadino siriano che restava fedele alla patria.


“Le nostre difficoltà economiche non termineranno prima che si sia risolta la situazione della sicurezza”, ha fatto notare, facendo appello ai Siriani perché uniscano i loro sforzi per eliminare il terrorismo, affinché l’economia nazionale ritorni ad essere più forte che mai.


Per ciò che concerne le ricchezze petrolifere e di gas della Siria, il presidente el-Assad ha affermato che studi preliminari hanno rivelato la presenza di grandi ricchezze di gas, soprattutto nel Mediterraneo.


Ha sottolineato che il governo elabora piani per la ricostruzione, ma la situazione della sicurezza ha ostacolato l’attuazione di taluni di essi.


Il presidente el-Assad ha sottolineato che, a onta dello stato di guerra esistente, lo Stato continua a garantire quanto gli spetta, vale a dire la resistenza, la causa palestinese e la protezione degli operai e dei contadini.


Ha evidenziato che la distruzione degli stabilimenti e delle infrastrutture  mira a  creare uno “Stato in fallimento”, ma che questo disegno non è riuscito, nonostante le difficoltà che incontra l’economia, e i pericoli che minacciano la vita dei gli operai, degli investitori…


“Noi siamo ottimisti e abbiamo fede, dal punto di vista nazionale o religioso, che la crisi in Siria finirà”, ha assicurato il presidente el-Assad, considerando che la disperazione è l’inizio della sconfitta.


Il presidente el-Assad ha infine salutato i dipendenti del quotidiano al-Sawra (Rivoluzione) che celebra il 50° anniversario della sua nascita, che ha coinciso con la rivoluzione Baathista dell’8 marzo 1963.




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