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 Siria, giugno 2013 - I "ribelli" siriani, quelli in aiuto dei quali Inghilterra, Francia e Stati Uniti si preparano a inviare amri, hanno giustiziato un bambino di 15 anni, davanti alla madre e al padre, perché giudicato blasfemo (nella foto, il corpo martoriato di Mohammad Qataa) 









Demain online, 12 giugno 2013 (trad. ossin)


I nuovi alleati dell'Occidente

Un adolescente siriano giustiziato dai “ribelli” di Al Nosra


Un adolescente siriano di 15 anni è stato giustiziato in pubblico ad Aleppo dai “ribelli”, perché accusato di avere fatto dei discorsi giudicati blasfemi. Mohammad Qataa è stato ucciso con un proiettile in bocca e uno nella nuca, dopo essere stato arrestato da elementi dell’ex Fronte Al Nosra, trasmigrati il mese scorso nei ranghi del ramo iracheno di Al Qaida, assumendo il nome di Stato Islamico di Iraq e di Siria, ha precisato l’Osservatorio Siriano dei diritti dell’uomo (OSDH), un organismo vicino all’opposizione, con sede in Gran Bretagna.


Una foto diffusa dall’OSDH mostra il volto della vittima, la mascella distrutta e sanguinante. E’ visibile anche la traccia del proiettile nel collo.

Mohammad Qataa vendeva caffè nelle strade del quartiere popolare di Chaar. Ha litigato con un individuo e poi ha esclamato: “Anche se il profeta Maometto è sceso dal Paradiso, io non diventerò mai credente”. Il ragazzo è stato catturato sabato da miliziani dello Stato Islamico di Iraq e di Siria e poi domenica, di primo mattino, è stato ricondotto ancora vivo al suo banchetto di legno, col corpo sul quale erano visibili i segni della frusta.


“La gente si è assembrata davanti a lui e un elemento della brigata ha dichiarato: ‘Generosi cittadini di Aleppo, non credere in dio è politeismo e maledire il profeta è politeismo. Qualsiasi blasfemo, anche solo per una volta, sarà punito in questo modo”. “Ha poi sparato due colpi con un fucile automatico davanti alla folla e davanti alla madre e al padre del ragazzo, è salito in una macchina ed è partito”, prosegue l’OSDH.


Che ha aggiunto che la madre ha implorato i miliziani, il cui accento non era siriano, di non uccidere il figlio. Secondo i suoi genitori, Mohammad Qataa aveva partecipato alle manifestazioni in favore della democrazia ad Aleppo. Dall’anno scorso, ampie zone della città sono cadute sotto il controllo di brigate islamiste, tra cui Al Nosra ed altre unità “ribelli”.