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 Siria, giugno 2013 -  L’esercito siriano ha riconquistato giovedì l’unico ponte di passaggio verso il Golan, lungo la linea del cessate il fuoco con Israele (Guerra dei Sei Giorni del 1967), assestando un altro duro colpo ai jihadisti, dopo averli sconfitti nella città strategica di El Quseir (nella foto, soldati festeggiano la vittoria)







Dopo El Quseir, sulla frontiera libanese, l’Esercito regolare di Bachar el Assad libera anche Quneitra, sul Golan

Le Forze di Assad verso Homs e Aleppo

Luc Michel


L’esercito siriano ha riconquistato giovedì l’unico ponte di passaggio verso il Golan, lungo la linea del cessate il fuoco con Israele (Guerra dei Sei Giorni del 1967), assestando un altro duro colpo ai jihadisti, dopo averli sconfitti nella città strategica di El Quseir


Offensiva vittoriosa sul Golan: Quneitra liberata

A New York, l’ONU ha avviato discussioni per sostituire, nei quadri delle Forze delle Nazioni Unite per l’osservazione del disimpegno sul Golan (FNUOD), i soldati austriaci che Vienna ha deciso di ritirare a causa dei combattimenti in corso.

Sull’altopiano del Golan “l’esercito siriano ha ripreso il controllo del ponte di passaggio” di Quneitra, ha annunciato all’AFP una fonte della sicurezza israeliana, solo qualche ora dopo l’annuncio della sua conquista da parte dei ribelli.

Un corrispondente dell’AFP ha confermato la riconquista di quest’unico ponte di contatto di Israele con la Siria, posto in prossimità del Quartier Generale della FNUOD, e precisato che carri armati siriani circolano nel settore.


Israele, ufficialmente in stato di guerra con la Siria, ha rafforzato il suo dispositivo militare sulla parte del Golan che occupa – illegalmente e dopo un’annessione vietata dalla Carta delle Nazioni Unite – dal 1967.

Alcuni corrispondenti dell’AFP hanno visto dei carri armati israeliani trasportati da camion poco lontano dal passaggio.


L’ONU ha dato atto di due Caschi Bleu leggermente feriti dopo un bombardamento sul Golan e l’Austria ha annunciato il ritiro dei suoi 378 soldati della FNUOD.

Quest’ultima è stata più volte bersaglio di attacchi a causa delle incursioni dell’esercito e dei ribelli ed è stata costretta a ridurre la sua attività di pattugliamento. Alcuni caschi Bleu filippini sono stati presi in ostaggio e poi liberati.


Il successo dell’esercito sul Golan è sopraggiunto all’indomani della più importante vittoria strategica a El Quseir, ex piazzaforte dei ribelli vicino alla frontiera libanese riconquistata con l’aiuto di Hezbollah libanese dopo due settimane di feroci combattimenti.

Con questi successi, il governo siriano si colloca in posizione di forza, soprattutto nella prospettiva di una conferenza di pace internazionale che Mosca e Washington tentano, non senza difficoltà, di realizzare in luglio.


L’Esercito Arabo Siriano all’assalto di Homs e Aleppo
L’Esercito siriano, forte della vittoria a El Quseir, preparava venerdì una nuova offensiva contro le gang jihadiste nelle province di Homs e Aleppo.


Dopo la conquista mercoledì, con l’aiuto cruciale di Hezbollah sciita libanese, di El Quseir, devastata da due settimane di battaglia feroce, e poi del vicino villaggio di Dabaa, i soldati lealisti sono avanzati verso il bastione ribelle di Bueida al-Charqiya.


Hanno inoltre effettuato dovunque rastrellamenti allo scopo di ripulire definitivamente la Siria dai terroristi made in NATO-alQaida-Qatar. “L’esercito tenta di controllare definitivamente El Quseir e la sua regione”, confessa il direttore dello pseudo Osservatorio Siriano per i Diritti dell’uomo (OSDH), officina bidone di disinformazione del MI6 inglese, Rami Abdel Rahmane. “Non lascia alcuna via di uscita ai ribelli, ai civili e ai feriti. Vuole o annientare i ribelli o farli prigionieri”.


Gli analisti affermano che oramai l’obiettivo è di scacciare i ribelli dalla città di Homs”, precisa l’AFP. Più a nord-est, l’esercito ha ammassato “migliaia di soldati” nella regione di Aleppo per tentare di riconquistare le posizioni dei ribelli. “Intende tagliare le vie di rifornimento di armi dei ribelli”, in provenienza dalla Turchia.


Brutti tempi per i mercenari della NATO e i loro alleato jihadisti