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 Siria, agosto 2012 - The Voice of Russia ha pubblicato una intervista in più parti ad un Siriano che abita attualmente in Francia, la cui famiglia risiede però nella città di Aleppo. Quest’uomo aveva già pubblicamente manifestato il suo parere, ma dopo avere ricevuto minacce di morte ed essere stato vittima di molestie telefoniche, aveva preferito ritirarsi, chiudere i suoi account suoi social network e disdire l’abbonamento a internet. Dopo alcuni mesi, i recenti avvenimenti lo spingono a parlare di nuovo, in un anonimato comprensibilissimo (nella foto, ribelli siriani molto bene armati)





The Voice of Russia, 7, 8, 9 agosto 2012 (trad. Ossin)



Cronaca siriana, intervista a un Siriano in Francia (parte 1°)
Laurent Brayard


The Voice of Russia ha pubblicato una intervista in più parti ad un Siriano che abita attualmente in Francia, la cui famiglia risiede però in Siria, proprio nella città di Aleppo. Quest’uomo coraggioso aveva già reso noto il suo punto di vista su un media anglo-sassone, ma dopo avere ricevuto minacce di morte ed essere stato vittima di molestie telefoniche, aveva preferito ritirarsi, chiudere i suoi account suoi social network e disdire l’abbonamento a internet. Dopo alcuni mesi, i recenti avvenimenti lo spingono a parlare di nuovo, attraverso The Voice of Russia, in un anonimato molto comprensibile


Laurent Brayard, The Voice of Russia:
Buongiorno e grazie di cuore per avere accettato, nonostante I rischi, di rispondere alle nostre domande. Lei è nato in Siria, risiede in Francia ma la sua famiglia, tutta la sua famiglia, vive in Siria, proprio nella città di Aleppo. Lei ha giustamente chiesto di restare anonimo, ma noi apprezziamo il suo coraggio, io penso che lei abbia molte cose da dirci. La mia prima domanda avrà naturalmente ad oggetto Aleppo, lei telefona ogni giorno alla sua famiglia, cosa ci può dire sulla situazione ad Aleppo in questo momento?


Signor A:
Nella mia cittadina, li ho visti uscire manifestando dalla moschea a 100 metri dalla casa dei miei genitori. Ho contato tra le 75 e le 100 persone, metà dei quali erano bambini. I commercianti della nostra strada hanno confermato che la maggior parte dei manifestanti non erano della città. In mezzo a questa manifestazione io ho potuto vedere un solo uomo a volto coperto, vestito di bianco dalla testa ai piedi, gli slogan e gli insulti contro il presidente erano del più basso livello intellettuale, frammisti a slogan islamisti. L’esercito ha tentato di controllare le entrate della città con dei posti di blocco formati in certi luoghi da blindati. Ma questi posti di blocco hanno subito attacchi e sparatorie notturne ogni notte, mentre durante la giornata tutto era calmo. I bambini giocavano coi soldati e salivano sui carri armati, anche i miei due figlioletti. Questa era la situazione di luglio 2011, quando eravamo in vacanza. Nel novembre 2011, sono ritornato perché mio padre era molto malato. Lo abbiamo ricoverato in ospedale ad Aleppo che era sempre tranquilla e si viveva normalmente. Non lontano, la mia cittadina era controllata da bande di attivisti spesso armati, perché in quel momento l’esercito si era ritirato dalle città a richiesta della Lega araba. Quindi questi gruppi armati dettavano legge, chiedevano grosse tangenti ai commercianti, come a mio cugino che è stato costretto a pagare alla Rivoluzione 15.000 euro, vale a dire 1 milione di Lire siriane. I commercianti che non hanno pagato hanno avuto il negozio devastato da bombe o da incendi. Hanno sequestrato il figlio unico di un ricco commerciante e chiesto un riscatto di 2 milioni di lire siriane. In questo periodo le automobili immatricolate Aleppo che passavano nel nostro dipartimento subivano atti di violenza e di vendetta. Perché Aleppo non ha partecipato alla rivoluzione.


The Voice of Russia: Ascoltandola, una domanda viene spontanea: pensa veramente che in Siria sia in atto una “guerra civile”, o si tratta né più né meno che di una minaccia straniera?


Signor A:
Per quanto riguarda la guerra civile, la verità è che non c’è stata guerra civile almeno fino ad ora e io spero che non vi sarà mai per le seguenti ragioni:
Prima di tutto, le etnie e le religioni coabitano qui da 1500 anni e l’islam in Siria è un islam tollerante. Va tenuto conto che i Sauditi hanno dispensato molto denaro in Siria e in Libano per convertire e reclutare nuovi adepti dell’islam wahabita radicale e attualmente questi sono diventati i combattenti islamisti di origine siriana che vengono pagati 2000 dollari al mese per continuare a combattere per realizzare l’obiettivo finale di questo complotto, vale a dire la guerra civile.
In secondo luogo, la cultura socio-religiosa laica è predominante e questo dall’indipendenza nel 1946. Questo spiega l’intensità dell’opposizione del partito dei Fratelli Mussulmani e il loro tentativo di rovesciare il regime laico, come nel 1980 ed attualmente, ma la loro popolarità resta limitata a causa delle loro azioni violente, per esempio nel 1980 il massacro di 150 allievi ufficiali della comunità Alauita alla scuola militare di Aleppo e molte altre azioni. Soprattutto la loro reputazione di essere stati al comando dei servizi segreti inglesi in un primo tempo e attualmente dei Sauditi, che sono legati direttamente alla CIA.
Infine, in terzo luogo, i gruppi armati hanno sempre tentato di uccidere i cittadini delle altre minoranze alauite e cristiane e druse e curde per scatenare una guerra intercomunitaria. Ma il loro piano è fallito, perché i componenti di queste minoranze non hanno risposto ed hanno evitato la trappola di questo complotto. Come lei ha sottolineato, i terroristi non hanno risparmiato i sunniti, come ieri durante le esecuzioni sommarie che hanno fatto ad Aleppo e che sono state ben mediatizzate, ciò che ha fatto loro perdere in popolarità e fiducia. Gli atti di vandalismo e le rapine a mano armata finalizzate a cacciare la gente dalle loro case per installarvisi, imporre riscatti e imposte da pagare per la Rivoluzione, uccidere civili non armati perché sono schierati col regime, tutto ciò rende differente l’attuale conflitto da una  vera guerra civile propriamente detta.


Laurent Brayard, The Voice of Russia: Riprendiamo la nostra conversazione di ieri signor A. Secondo lei, che cosa sta davvero succedendo in Siria? E’ forse perché si tratta dell’ultimo regime laico arabo che la Siria si ritrova attualmente assediata dagli Stati Uniti e dall’Occidente?


Signor A:
La risposta è evidente. Sì per due ragioni. La prima è che gli statunitensi-sionisti pianificano da molto tempo di ri-colonizzare (direttamente o indirettamente) il Medio Oriente e dividere il nostro Stato attuale in diversi piccoli Stati, deboli e dipendenti da essi. E’ per questo che provocano guerre tra le diverse comunità religiose all’interno della stessa religione: sunniti contro sciiti e contro drusi, ed anche tra le religioni: islam contro i cristiani, e anche tra le etnie: arabi contro persiani e anche contro curdi ecc. Questo assicurerà una dominazione assoluta dello Stato di Israele e assicurerà la sua longevità eterna nella nostra regione.  Servirà a far anche dimenticare sul piano mediatico il conflitto israelo-palestinese e ciò è già avvenuto, tanto che Israele può accelerare la giudaizzazione di Gerusalemme, la città sacra per le tre religioni, giudaica, cristiana e mussulmana, Israele intensifica il furto delle proprietà palestinesi a ogni livello, sapendo che gli arabo-mussulmani sono occupatissimi con la loro “primavera araba”… che è stata provocata dai servizi segreti stranieri per la realizzazione del loro piano di dominazione coloniale. Piano che si fonda sul detto: “la religione è l’oppio dei popoli” e che ha come obiettivo di attribuire il potere nei nostri paesi ai movimenti islamisti che sono già stati contattati, rodati dalla CIA e dai servizi segreti sauditi e qatariani ed hanno già firmato il contratto. Questo complotto è riuscito in Tunisia e dopo in Egitto, sotto forma di una sollevazione popolare molto gonfiata mediaticamente ed un colpo di stato pacifico della giunta militare in Marocco. Gli Usa hanno consigliato  al Re loro alleato di porre alla testa del governo il capo del partito islamista e detto fatto! Lo scenario libico è stato realizzato da una cooperazione tra la NATO e Al Qaida ed era previsto di far cadere la Siria utilizzando l’islam radicale contro il nazionalismo arabo laico della Siria.


The Voice of Russia: Lei ha anche ricordato la situazione della frontiera, dove per altro si trova il suo villaggio, ad una quarantina di chilometri dalla Turchia. Ci racconta a proposito della frontiera dell’arrivo degli jihadisti di ogni genere, dei mercenari che affluiscono in Siria, ci può dire di più?


Signor A:
Per quanto riguarda le frontiere, gli abitanti di Antakya (Hatay in turco) hanno confermato di avere assistito all’istallazione di campi profughi nelle vicinanze tre mesi prima delle prime manifestazioni in Siria, voglio ricordare che la popolazione della regione Iskenderun e Antakya è di origine arabo-siriana  e appartiene alle due comunità cristiana e alauita. Parlano arabo in quanto la regione venne offerta dal mandato francese alla Turchia, che l’ha annessa nel 1928 come un accordo di pace che vietava alla Turchia di armare e di lasciar passare i rivoluzionari siriani contro l’occupazione francese. Dunque il piano per destabilizzare la Siria è cominciato a partire dalle frontiere turche e il primo segnale di allarme è stato l’attacco di gruppi armati contro il posto della polizia militare a Jisir Alshougour, a 15 chilometri dalle frontiere, nel corso del quale sono stati massacrati in un solo colpo 120 poliziotti, i cadaveri di alcuni dei quali sono stati decapitati e smembrati e sono stati loro cavati gli occhi, utilizzando gli stessi metodi dei mercenari di Al Qaida e dei Black  water dell’Iraq.
Fino a novembre 2011 non abbiamo avuto notizia di mercenari di AlQaida che attraversavano le frontiere turche. Per contro alcuni gruppi armati locali, composti per un terzo da Fratelli mussulmani, per un terzo da trafficanti e passeur e per un altro terzo da recidivi e criminali vari, hanno per prima cosa attaccato i posti di polizia e il palazzo di giustizia per distruggere col fuoco ogni traccia del loro passato giudiziario criminale. Il marito di mia nipote, sedicente rivoluzionario, ha detto a mia sorella che i rivoluzionari delle montagne di Alzauia avevano già ricevuto dei missili di tipo Cobra attraverso le frontiere. Quest’uomo ha costretto mia nipote a partire con lui verso i campi profughi della Turchia.
Per contro i mercenari e gli uomini di Al Qaida della NATO sono arrivati in massa dopo gennaio 2012. Il più famoso è Mahdi Alharathie, un libico, il secondo dopo Abdelkarim Balhage, il governatore militare di Tripoli. Si è fatto fotografare nelle montagne di Alzauia con combattenti libici e locali, alcuni dicono che attualmente combatte ad Aleppo.


The Voice of Russia: La Grande Siria di cui lei ha parlato è la culla dell’umanità ed è al centro della storia del Mondo e delle religioni dette rivelate. E’ un paese che la concentrazione di siti storici e archeologici rende uno dei tesori dell’umanità. Pensa che la guerra in atto in Siria possa minacciare questo patrimonio, o addirittura parzialmente distruggerlo?


Signor A:
Il patrimonio storico ed archeologico in Siria è in pericolo. Le prove formali sono i sequestri effettuati dalle forze dell’ordine di beni archeologici rubati da individui di origine turca della regione di Hama, oltre alle perquisizioni illegali che sono state effettuate  nel Crack dei Cavalieri a Homs da parte dei gruppi armati che hanno controllata per un certo tempo la città. Sicuramente il giorno in cui non dovessero più esserci le forze dell’ordine, i musei saranno svaligiati, devastati e tutti gli oggetti di valore saranno rubati da bande specializzate che aspettano il momento propizio. E’ esattamente ciò che è successo al museo di Babele in Iraq dove dei gruppi travestiti da iracheni sono arrivati con bus e camion ed hanno svaligiato questo museo storico sotto gli occhi dei soldati USA senza alcuna reazione da parte di questi ultimi, nonostante che le leggi internazionali impongano all’occupante di proteggere le ricchezze archeologiche dei popoli sotto occupazione, cosa che dimostra che i soldati USA erano complici di questo delitto contro il patrimonio mondiale e archeologico iracheno.
Noi abbiamo l’impressione che questo asse USA-sionisti voglia cancellare modificare a suo vantaggio la storia della Mesopotamia e della grande Siria per meglio giustificare la loro occupazione della Palestina e realizzare il progetto finale: le frontiere di Israele dall’Eufrate fino al Nilo. L’influenza totale di Israele sul nuovo stato separato del Sudan del Sud è la prova che essi sono in grado di controllare il Nilo e porre l’Egitto sotto la minacci della siccità?
La stampa USA ha già parlato di un nuovo Grande Oriente pianificato dall’asse USA-sionisti e dei mezzi posti in essere per realizzarlo. Sul campo questo si traduce nella “primavera araba” made in CIA, utilizzando la religione come motore e meccanismo scatenante dei movimenti popolari per rovesciare i regimi laici. Per il momento essa ha dato il potere ai capi dei partiti islamisti e questo piano è riuscito in Marocco, in Tunisia, in Egitto senza guerra. Non sono solo le ricchezze archeologiche e storiche della Siria ad essere in gioco!


Laurent Brayard, The Voice of Russia: Mi pare di capire che nel suo sfortunato paese i ribelli commettono delle atrocità, particolarmente  costringendo la gente a scendere in piazza con la minaccia di bruciare le loro case e i loro negozi, può dirci di più a questo proposito?      
    
Signor A: Vi sono numerosi esempi: nella mia città uomini a volto coperto armati e motorizzati passavano per le strade dei commercianti obbligandoli a chiudere i loro magazzini con la minaccia di saccheggiarli, bruciarli o semplicemente gettarvi una bomba all’interno, sapendo bene che se il commerciante critica il loro comportamento o si esprime contro i loro atti rischia di essere ucciso o sequestrato e al minimo dover pagare un riscatto alle casse della rivoluzione. Non è più un segreto perché tutti ne parlano: un bambino viene pagato 500 lire siriane e un adulto da 2000 a 3000 per partecipare alla manifestazione della preghiera il venerdì. Un giorno mia sorella che abita a Idleb ha visto dei manifestanti litigare con lo sceicco perché avevano saputo che l’imam della moschea del quartiere vicino pagava 3000 lire siriane per manifestante, mentre il loro imam aveva dato loro solo 1000 lire siriane a testa. Mia sorella a Idleb ha assistito ad un’altra scena: vi è stato un assembramento rapido e improvviso all’uscita della moschea dopo la preghiera di “Al Ishaa”, l’ultima preghiera della sera. Nella strada dove abita si è formata una manifestazione con cartelli, altoparlanti. Sono state scattate fotografie e ripresi dei video da inviare ai canali propagandistici di Al Jazeera e Al Arabia per una certa somma di denaro valutabile tra le 10 alle 20.000 lire siriane, vale a dire da 200 a 400 dollari il prezzo di un video. Questa manifestazione si è dispersa spontaneamente e rapidamente, subito dopo avere preso le foto e i video… Dunque tutto ha un prezzo in questa rivoluzione, i trafficanti e i passeur di frontiera hanno fatto fortuna passando armi e mezzi di comunicazione portatili satellitari, anche facendo passare illegalmente dei giornalisti, dei neutrali e dei combattenti armati. Sono gli stessi che hanno proposto a dei soldati e a degli ufficiali dell’esercito, oltre che ai diplomatici siriani all’estero, di dichiararsi in dissidenza con lo Stato. I rari diplomatici disertori sono tutti passati alla cassa di Aldona in Qatar che paga le spese e i salari degli uomini, mentre i Sauditi pagano i Fratelli Mussulmani e le loro milizie.


The Voice of Russia: Vorrei che lei ci spiegasse perché ha accettato di rispondere alle nostre domande, in modo che i nostri lettori comprendano bene il suo impegno. Mi pare di sapere che lei è un moderato e che non fa politica, che è un semplice cittadino. E allora perché questo impegno?


Signor A:
Ho accettato perché sono un Siriano che vive in Francia da 28  anni con la speranza di ritornare al mio paese e viverci quando andrò in pensione. Dunque io riconosco il valore della mia patria e le mie radici e vedo la mia patria attaccata dall’asse criminale USA-sionisti con l’appoggio dei più grandi media propagandisti del mondo e delle armi di distruzione di massa più sofisticate e più nocive per l’umanità. E non posso fare niente per difendere il mio paese che è in pericolo di annientamento. Hanno già distrutto la Jugoslavia, l’Afghanistan, l’Iraq, la Somalia, il Sudan e più recentemente la Libia. Dunque comunicare ciò che ho constatato di questa ingiusta guerra anti-siriana è il minimo che possa fare. Malauguratamente i media francesi, al 99%, sono impegnati nella medesima impresa mediatica di questo asse militar-industriale e di finanzieri multinazionali che sono all’origine di tutte le guerre nel mondo e come gli altri media occidentali sono degli strumenti di propaganda dannosa per un Occidente imparziale e controllato


The Voice of Russia: Lei certamente conosce la lunga tradizione di amicizia che la Francia e la Siria hanno intrattenuto nel passato. Cosa pensa dell’azione ufficiale della Francia nei confronti della Siria?


Signor A:
L’azione della diplomazia francese non sbalordisce ed era attesa, soprattutto dopo la fine del mandato di Chirac, quando l’asse USA-sionisti è riuscito a piazzare i suoi caporali nei posti chiave dei partiti della sinistra e della destra, oltre che al ministero degli affari esteri e dappertutto, con ciò dando il colpo di grazia alla politica di De Gaulle. Vale a dire la neutralità nel conflitto arabo-israeliano. La scena politica francese è diventata identica a quella degli USA, vale a dire che l’elettore è libero di votare per il partito che preferisce al primo turno, ma non avrà alcuna scelta al secondo turno. Poche cose cambiano, dei dettagli e soprattutto non la politica estera, e gli eletti saranno costretti a seguire le linee già fissate dagli interessi delle grandi multinazionali. La prova è recentissima: come contribuente francese io non avevo alcun interesse che il mio denaro fosse sperperato nella guerra di distruzione della Libia, massacrando 50.000 esseri umani. Dopo la guerra, le multinazionali incassano i benefici del gas e del petrolio libico e non restituiscono nulla ai contribuenti francesi. Io spero che il denaro dei contribuenti francesi non sarà utilizzato per distruggere il mio paese di origine, la Siria, sapendo che tutti i francesi che conosco non hanno niente contro la Siria e sono pacifisti e non vedono alcun interesse per la Francia ad attaccare la Siria, ma i democratici che governano la Francia domanderanno il loro parere prima di attaccare la Siria con la NATO? Provocheranno migliaia di morti, allora dove è qui la democrazia francese?


Laurent Bayard, The Voice of Russia: Grazie a lei signor A, ci ritroveremo domani per il seguito della sua intervista ringraziandola molto per averci risposto e per aver espresso il suo punto di vista di Siriano ai lettori di The Voice of Russia.