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 Siria, luglio 2012 - La "battaglia di Damasco" in corso non è l'ultimo atto del regime di Assad, ma in buona parte una invenzione della propaganda occidentale per nascondere il fallimento delle strategie addottate da 17 mesi per destabilizzare la Siria (nella foto, una manfestazioni in favore del presidente Assad)






La “battaglia di Damasco”: tra reale e virtuale
Djerrad Amar

Dopo essere ricorsi a tutti i mezzi economici, politici e di disinformazione per mettere in ginocchio questa Siria che costituisce, con l’Iran, Hezbollah e la resistenza palestinese, un bastione contro l’egemonia statunitense-sionista, eccoli, alla vigilia della riunione del Consiglio di Sicurezza e come sempre, raddoppiare in ferocia  moltiplicando i massacri di civili, soprattutto nei villaggi, per poterli imputare all’esercito, come hanno fatto a Houla. L’ultimo massacro mediatizzato di Treimsa, sempre alla vigilia della riunione del Consiglio di Sicurezza, sembra, alla luce di primi elementi presentati, essere solo menzogna e inganno. I corpi mostrati da Aljazeera, presentati come civili, sono in realtà i loro terroristi messi fuori combattimento dalle unità speciali siriane durante un combattimento. Si parla in Siria di 37 uomini armati e 2 civili e di una importante quantità di armi recuperata, esplosivi e mezzi di comunicazione sofisticati.

Eccoli che si attivano rapidamente a trasformare una sconfitta in una “vittoria”, attraverso la disinformazione e la manipolazione. La nuova trovata è questa “battaglia di Damasco”, che i loro media “mainstream” tentano di presentare “decisiva” come se i loro gruppi avessero registrato fino ad ora una serie di successi fino a giungere alla fase finale che è Damasco! La realtà è che nessuna città, soprattutto Daraa, Homs, Idlib, Hallab – che hanno tentato di occupare per farne una base per conquistare Damasco – è caduta nelle loro mani. Ad ogni colpo inflitto loro dalle unità speciali, la loro propaganda grida al “massacro di civili”, chiede l’apertura di “corridoi umanitari”, il “blocco aereo” o un intervento militare estero. La loro disfatta è giunta a un punto che essi non riescono più a ricostituire le loro truppe, le due frontiere con la Turchia e il Libano essendo rigorosamente sotto il controllo dell’esercito siriano. Poiché la battaglia diplomatica si vince prima di tutto sul campo di battaglia con le armi, non restava al nemico che la “vittoria virtuale” con la disinformazione e la manipolazione su una pretesa “battaglia di Damasco” in corso.

Di fatto si tratta di una ricomposizione dei residui delle loro truppe in piccoli gruppi di non più di dieci elementi, organizzati per realizzare delle operazioni terroriste simultanee, senza effetti spettacolari, in diversi posti di Damasco per creare tra la popolazione un effetto panico generalizzato e dunque un sentimento di insicurezza, di frustrazione, di disgusto per spezzare l’unità e la fiducia del popolo verso i suoi dirigenti e il suo esercito. Si vuole convincere i Siriani, attraverso la disinformazione, di una vittoria delle loro truppe e del fallimento dell’esercito siriano. Ma si sa che il virtuale non può sostituire la realtà sul campo. La verità che sono stati sconfitti a Baba Amr, considerato un bastione imprendibile, e questo nello spazio di una settimana e con mezzi militari leggeri. Questa tattica della “battaglia di Damasco”, sull’esempio della “battaglia di Tripoli”, che vorrebbero riprodurre disvela infatti il fiasco di ogni loro strategia sul terreno siriano da 17 mesi! Nessuna occupazione permanente di porzioni di territorio vi è stata fino ad oggi. Vi sarà ancora e certamente una specie di guerriglia di qualche cellula asserragliata nei dintorni della capitale nella sua periferia che si tradurrà in qualche omicidio mirato e in qualche esplosione qui e là, che indisporrà una popolazione preparata a questa eventualità, ma niente di consistente tale da mutare il rapporto di forze. In una settimana la “battaglia di Damasco”, e ogni altra loro manovra, si rivelerà solo un altro tentativo, forse l’ultimo, tanto stupido e insensato, che annuncerà il fallimento effettivo della strategia statunitense-sionista  del “Nuovo Medio Oriente”.

Non resterà loro che l’aggressione diretta, depassando il Consiglio di Sicurezza e le leggi internazionali; e si innesterà un’altra logica, un’altra direzione della politica internazionale, un’altra direzione della storia.

In caso di guerra l’esito si deciderà in Siria perché le conseguenze saranno esistenziali. Essa metterà senz’altro in conflitto direttamente o indirettamente i paesi del BRIC, la Siria, l’Iran, la Palestina, una parte del Libano, una gran parte del mondo arabo contro gli Stati Uniti, una parte dell’Europa, il Qatar, l’Arabia Saudita, Israele. Gli Stati Uniti si assumeranno il rischio di vincere tutto o perdere tutto. Perderanno il Qatar, l’Arabia Saudita, Israele, la Giordania, i loro alleati del Libano, e i recenti “acquisti” di Tunisia e Libia; con tutte le conseguenze geostrategiche nel resto dell’Africa, in Afghanistan e in Pakistan. Sarà la fine dell’egemonia occidentale nel mondo. Si assumeranno un rischio così grande?