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Un potere dispotico in un paese senza costituzione reprime nel sangue le manifestazioni che reclamano nientemeno che… “una monarchia costituzionale”.
Un regime che è giunto ad arrestare e condannare i medici degli ospedali che avevano osato curare i manifestanti feriti, la cui polizia qualche giorno fa ha ucciso a botte un ragazzo di 16 anni e che oggi condanna Nabil Rajab, un difensore dei diritti umani, a 3 anni di prigione per avere partecipato a tre manifestazioni pacifiche non autorizzate.
La stampa occidentale, zeppa di indignazione per la condanna delle ragazze della Pussy Riot, non parla di questa vicenda. Le cancellerie occidentali non propugnano in questo caso interventi militari, non inviano soldi, armi, mercenari e consiglieri per rovesciare il regime oscurantista del Bahrein. Esprimono solo una generica e ambigua “preoccupazione”, e anche “auspici”, “inviti”… rivolti ovviamente anche all’opposizione, perché non commetta atti violenza.
L’Arabia Saudita, impegnata in prima linea contro il regime siriano, con la scusa che reprime il suo popolo, è intervenuto militarmente qualche mese fa a sostegno del governo del Bahrein per soffocare la protesta.
Che senso ha tutto questo? Come si spiegano queste strane contraddizioni? In un solo modo: i diritti umani, la libertà di espressione, per i paesi occidentali e le monarchie oscurantiste arabe, non sono valori assoluti, sono solo un’arma da utilizzare (insieme ai missili, agli aerei, ai mercenari, ai soldi) contro i regimi che non accettano di essere vassalli dell’Impero. Contro la Russia, contro la Cina, contro la Siria, contro l’Iran…
L’Arabia Saudita, il Bahrein, Israele sono invece liberi di calpestarli come vogliono… La grande stampa non se ne occuperà, le cancellerie occidentali esprimeranno al massimo qualche preoccupazione. E’ il privilegio concesso a chi sta dalla “parte giusta”. (Ossin)




Directmatin.fr, 16 agosto 2012 (trad. ossin)



Tre anni di prigione per Nabil Rajab


Un Tribunale del Bahrein ha condannato giovedì il difensore dei diritti umani Nabil Rajab a tre anni di prigione senza condizionale per partecipazione a manifestazioni non autorizzate, provocando “imbarazzo” nei paesi occidentali che hanno ricordato la loro difesa della libertà di espressione.


Di confessione sciita, “Nabil Rajab è stato condannato a tre anni di prigione per avere partecipato a tre manifestazioni non autorizzate”, ha annunciato il suo avvocato, Mohamed al-Jishi, sulla sua pagina Twitter.


Il signor Rajab, che sconta una pena di tre anni di prigione per insulti ai sunniti, era presente alla lettura del verdetto, ma è stato impedito di assistere all’udienza ad un rappresentante del Centro per i diritti dell’uomo che egli presiede.


Nabil Rajab era stato anche condannato il 28 giugno a 300 dinar del Bahrein (800 dollari) di ammenda per insulti alle forze dell’ordine.


Gli Stati Uniti, “profondamente turbati” dalla condanna pronunciata hanno invitato “il governo del Bahrein ad assumere delle iniziative per restituire fiducia ai cittadini e ad avviare un vero dialogo coi partiti dell’opposizione e con la società civile”, secondo il portavoce della diplomazia USA, Victoria Nuland.


A Bruxelles, il capo della diplomazia dell’Unione Europea, Catherine Ashton, si è detta giovedì “preoccupata” dalla condanna, sperando che essa “sia modificata in appello e che ciò avvenga anche per tutti i cittadini del Bahrein che sono stati condannati per fatti legati all’esercizio delle libertà fondamentali”.


Il ministro inglese degli Affari esteri ha sottolineato che “la libertà di espressione e il diritto di manifestare pacificamente sono un aspetto essenziale di ogni democrazia moderna”, chiedendo “ai militanti dell’opposizione di fare in modo che le loro parole e i loro atti non costituiscano un incitamento alla violenza”.


Ricordando il proprio “attaccamento al principio di libertà di espressione”, la Francia ha affermato che si impegnerà per “un dialogo che riduca durevolmente le tensioni in Bahrein”.


Sul versante delle ONG, la Fédération internationale des droits de l’Homme (FIDH) ha denunciato la nuova condanna e chiesto la “liberazione senza condizioni” del signor Rajab.


Amnesty International aveva invitato mercoledì scorso le autorità del Bahrein a liberare il signor Rajab, che considera un “prigioniero di opinione”.


“Come molti altri in Bahrein, Nabil Rajab è un prigioniero di opinione, incarcerato unicamente per avere pacificamente esercitato il proprio diritto alla libertà di espressione”, aveva affermato l’organizzazione per la difesa dei diritti dell’uomo.


“Dovrà essere immediatamente liberato e tutte le altre accuse o condanne pronunciate contro di lui dovranno essere ritirate o annullate”, aveva aggiunto Amnesty, invitando il Bahrein a fare in modo che “tutti i difensori dei diritti dell’uomo siano posti in grado di svolgere il loro lavoro senza timore di rappresaglie”.


Il Bahrein è scosso dal febbraio 2011 da un movimento di contestazione al regime, animato da sciiti che reclamano una monarchia costituzionale in un paese a maggioranza sciita, governato da una dinastia sunnita.


Fonte: AFP