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nostramerica, 1 novembre 2015
 
 
Cristina e Snowden: capra e cavoli?
Alessandra Riccio
 
 

Confesso di avere un debole per Cristina Fernández che sta per lasciare la Presidenza della sua Argentina, un grande paese che è riuscito ad emergere da una delle storie più tenebrose della nostra epoca, e a riprendersi dal baratro economico in cui era sprofondato grazie ai perversi meccanismi della finanza internazionale, all’avidità di molti suoi governanti e alla connivenza di molti altri. Gli anni della presidenza di suo marito, Néstor Kirchner, e quelli del suo doppio mandato, rimarranno esemplari nella storia di quel paese che si trascina dietro l’intricata eredità del peronismo: di destra, di sinistra, populista, rivoluzionario, conservatore … al suo interno si trova di tutto e confesso che mi è davvero difficile comprenderlo. Della sua contraddittorietà ne ha dato una struggente ma esilarante narrazione Osvaldo Soriano nel suo Mai più pene né oblio (Einaudi, 1979), quando nell’immaginario paese di Colonia Vela si affrontano a morte opposte fazioni, entrambe al grido di “Viva Perón”.
 
Anche Cristina è peronista e lo rivendica; nelle sue dichiarazioni dopo il deludente esito elettorale che obbliga il suo candidato Scioli al ballottaggio con Macri, ha saputo sintetizzare i risultati della politica sua e di suo marito, ha rivendicato la costante preoccupazione per il bene del popolo argentino, ha insistito sul concetto che le conquiste ottenute dal popolo, in quanto diritti riconosciuti, non possono essere oggetto di ripensamenti e ha rimproverato agli avversari gli opportunistici cambiamenti di idee e di progetti. E’ stata molto cavalleresca con gli avversari, particolarmente con María Eugenia Vidal, di 36 anni, eletta Governatrice della Provincia di Buenos Aires nello schieramento rivale, ma le ha cantate chiare a “Cambiemos”, il partito di Macri, che, dopo aver sempre votato contro le leggi a favore della popolazione (populiste?), adesso sostiene che intende mantenerle.
 
Ma quello che mi è più piaciuto del suo discorso, è stato quando, dopo aver elegantemente elogiato il significato democratico del ballottaggio per un paese che lo affronta per la prima volta, ha difeso il meccanismo delle elezioni attraverso le buone, vecchie schede, invece di adottare il voto elettronico, come gli oppositori chiedevano, paventando frodi e brogli. Cristina ha rivelato che, durante un suo viaggio a Mosca ha voluto incontrare Edward Snowden, l’ex contrattista dell’Agenzia per la Sicurezza Nazionale statunitense che, come si ricorderà, si è rifugiato in Russia dopo aver rivelato e pubblicato un’ impressionante mole di informazioni top-secret sui rapporti fra il suo paese e i governi del mondo, a cominciare dagli stessi suoi alleati.
 
Cristina non si è accontentata di leggere e di informarsi, una volta a Mosca ha voluto incontrare questo reo in contumacia per la giustizia USA, persona molto, troppo, informata di cose che non avrebbero mai dovuto vedere la luce. Durante la loro conversazione, Cristina ha appreso anche (e non è un’informazione di poco conto), che esiste uno schema di controllo che può essere utilizzato nel voto elettronico, grazie al potere della tecnologia.
 
Adesso che torna ad essere una privata cittadina, spero che, come Lula, come Mujica, voglia continuare ad occuparsi dei casi del mondo, fra cui il

 destino di Julian Assange, da anni recluso nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra; di Chelsea Manning (ex soldato Bradley Manning), in carcere negli Stati Uniti; di Edward Snowden (nella foto a destra), che ha ottenuto l’asilo politico a Mosca, e di Ana Belén Montes, in isolamento da dodici anni in un carcere del suo paese.
 
Di queste persone ci si occupa poco o niente, ma il loro lavoro, il loro “tradimento” alla lealtà dovuta al proprio paese, la loro convinzione che la verità deve essere detta e divulgata, la posizione etica che alcuni di loro hanno assunto, meriterebbe una grande campagna internazionale per poter tornare in libertà.
 
E’ notizia di ieri che il Parlamento Europeo ha approvato una risoluzione che invita i paesi dell’Unione Europea a far cessare “ogni persecuzione contro l’ex contattista Snowden” e ad “offrirgli protezione come difensore dei diritti umani”. Pare proprio che la Germania di Angela Merkel non abbia digerito lo spionaggio continuato e le gravi violazioni agli accordi bilaterali da parte statunitense.